L'ultimo viaggio di Tiziano Terzani

Nel post precedente abbiamo parlato di cancro, un tasto dolente per tanti, per chi lo combatte ogni giorno, per chi ha perso una persona cara ma anche per chi vive nel terrore di sentirsi dire un giorno: “Mi spiace lei ha il cancro”. E qualore dovesse accadere, la nostra vita cambia improvvisamente, nel timore di quello che verrà e nel rimpianto di quello che è stato. A questo deve aver pensato Tiziano Terzani , noto reporter di guerra, che con il cancro ha convissuto per anni, accettando la malattia quasi come un dono divino, un modo per ritirarsi e ritrovarsi. Ecco perché voglio ripercorrere con voi le parti più emozionanti del documentario di Mario Zanot, Anam, il senza nome.Il regista e la sua troupe raggiungono Terzani all’Orsigna, nel suo angolo di paradiso. La prima domanda verte appunto sulla sua malattia: “Signor Terzani lei ha un tumore…”. Questa la sua risposta:

La seconda giornata di riprese è programmata per le 7 ma la troupe arriva in anticipo di mezz’ora ricevendo il rimprovero affettuoso di Terzani: “Le 7 non sono le 6.30!”. Una fortuna per noi che possiamo assistere al rituale del tè mattutino:

Vi lascio con la parte in cui Terzani ci regala una delle sue perle di saggezza: “Quale modo migliore per iniziare una giornata che magari finisce in ufficio ad aria condizionata? Il consiglio che do a tutti è di cominciare ridendo e finire ridendo, con una gran risata”.

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