A Bologna muore bimbo di sei anni, sotto accusa la medicina ayurvedica

Ci risiamo, al solito e per un caso isolato, la medicina naturale viene messa sotto accusa. Un bambino di sei anni ammalato di fibrosi cistica è morto pare per colpa di un medico di Bologna il quale avrebbe consigliato ai genitori di abbandonare del tutto le terapie mediche a cui il bimbo era sottoposto per affidarsi completamente alla medicina ayurvedica con polveri, erbe, oli confezionati ad hoc dalla moglie erborista. La medicina ayurvedica si è rivelata in più occasioni un’ottima terapia complementare ma non alternativa, perlomeno in alcuni casi, perché esistono patologie che non è possibile curare con efficacia in altri modi se non quelli praticati dalla medicina classica; ciò non toglie che i pazienti possano comunque trovare sollievo ricorrendo a rimedi non convenzionali. Fino a che ci sarà chi approfitta della buona fede delle persone sventolando senza alcun criterio la bandiera del naturale, purtroppo questi drammi non rimaranno casi isolati. Sono però contrariata dalla dichiarazione che il Prof Silvio Garattini  ha rilasciato ai microfoni del TG5 auspicando la radiazione dall’albo per i medici che curano i propri pazienti utilizzando terapie non convenzionali. Non penso sia giusto condannare in toto la medicina naturale che può essere e anzi dovrebbe essere complementare alla medicina classica come ci ricorda  il Prof. Sergio Angeletti che abbiamo intervistato al convegno  “Alimentazione e obesità. Il cuore e il controllo metabolico del peso”:

Per scagliare una lancia a favore della medicina naturale vorrei concludere il post con due passaggi tratti da il libroLa scienza ci guarirà Vincere le battaglie della vita con la prevenzione scritto dal Nobel per la medicina 2008 Luc Montagnier (qui il nostro incontro):

“Questo atteggiamento di chiusura, per non dire di disprezzo, è generalizzato per quanto riguarda sia agli estratti di piante, sia l’utilizzo di metodi fisici. Recentemente, un ricercatore italiano mi ha fatto pervenire un dossier che non avrebbe alcuna chance di essere preso in considerazione da nessuna autorità sanitaria. In quel dossier, il ricercatore spiega come sopprimere il dolore con un metodo puramente fisico e non invasivo. Il principio su cui si regge consiste nell’oscurare i messaggi nervosi. Da ingegnere, avrebbe trovato il modo di interferire sulle loro frequenze facendo uso di onde elettromagnetiche. E’ un’idea lontanissima dalle strade più battute e dai dogmi del momento, ma si pensi ai pazienti oncologici in fase terminale, sui quali non fa più effetto nulla, neanche la morfina! Se vi sono ricercatori di buona volontà che propongono soluzioni alternative, perché non dare loro una chance, incitandoli a effettuare test clinci controllati?”

“Auguriamoci che le tendenze riduzioniste e conservatrici, ancora troppo diffuse in seno al corpus medico, finiscano per cedere il passo a uno spirito d’apertura e a una volontà di progresso. Del resto, non è impossibile che sia la stessa pressione dei pazienti a provocare un cambiamento. La loro crescente curiosità nei confronti di questo approccio terapeutico, con le sue qualità preventive, può spingere  i medici a reagire. Per citare Carl Sagan: l’assenza di una prova non è la prova di un’assenza“.

Allora forza pazienti, facciamoci sentire!

 

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