Desideri paralimpici

Caro Babbo Natale,
anche quest’anno vorrei ciò che ho chiesto nel 2000, 2001, 2002, eccetera.
E cioè che nell’anno entrante (e siamo ormai al 2009) si concretizzassero, almeno in parte, queste cose:
Che gli Atleti Disabili vengano chiamati ATLETI Che le Paralimpiadi siano chiamate OLIMPIADI. Che finalmente possano cadere TUTTE le BARRIERE e non solo quelle architettoniche; Che le aziende investano anche nelle società sportive CIP; Che per i nostri ATLETI ci siano spazi sui giornali e nelle televisioni; Che ci sia più attenzione, mediatica-politica-finaziaria, per le nostre attività. E infine che questa lettera sia pubblicata.
 
Angelo Martinoli
Presidente del Comitato Paralimpico della Provincia di Brescia

In verità, questa lettera inviata a Babbo Natale, è stata mandata in copia alla Gazzetta dello Sport per la pubblicazione, ma visto che è molto bella oltreché in linea col mio pensiero e che il giornalista Fausto Narducci, pur avendola inserita nella rubrica Non solo calcio, l’ha lasciata inspiegabilmente senza commento, la ripubblico io con un commento personale!

Credo di fare comunque cosa gradita al suo Autore e contribuire, nel mio piccolo alla realizzazione almeno dell’ultima richiesta. Babbo Natale è molto indaffarato e una mano bisogna pur dargliela!E poi non è proprio tutta colpa sua se finora lo stesso desiderio non si è mai concretizzato nonostante siano passati quasi dieci anni.
Per quello che chiede Martinoli – e con lui tutti gli atleti, i familiari, i responsabili del CIP sia a livello locale che nazionale, ma anche i semplici appassionati dello sport vero, fatto di passione, fatica, sudore, lacrime e vittorie – ci vorrebbe un miracolo, quella svolta culturale che la nostra società non sembra mai pronta a fare.

Eppure, io credo, che i tempi siano ormai maturi.
Il 2008 è stato un anno magico per tutto lo sport paralimpico e non solo italiano.
Il Comitato Paralimpico Internazionale (IPC) ha parlato più volte di “successo senza precedenti” sia per quanto riguarda la copertura mediatica dei vari eventi svolti quest’anno, sia per il riscontro di pubblico che hanno avuto tanto le varie Tv nazionali quanto i canali di trasmissione dello stesso IPC (sito web, canale tv tematico, webTv e il canale Youtube).

Le Paralimpiadi estive hanno certamente fatto la loro parte. È ovvio infatti che un grande evento mondiale come questo, accenda per qualche mese l’attenzione su sport normalmente seguiti poco o per nulla, a questo punto, più per lo scarso interesse e quindi investimento di risorse da parte dei media che da parte del pubblico, visti i risultati snocciolati da IPC.

Non si può poi negare che, sempre a proposito di Beijing 2008, i responsabili del BOCOG, mettendo lo stesso impegno nell’organizzazione di olimpiadi e paralimpiadi abbiano contribuito a dare al mondo intero quell’immagine di pari dignità tra i due eventi che si attendeva ormai dal lontano 1960, quando si decise che da lì in avanti Olimpiadi e Paralimpiadi avrebbero dovuto essere organizzate dallo stesso Comitato nazionale  e disputate nello stesso anno a breve distanza l’una dall’altra.

A dare una spinta ulteriore al movimento paralimpico internazionale quest’anno ci ha pensato anche Oscar Pistorius, il ragazzo d’oro che può permettersi come pochi altri atleti di gareggiare sia alle olimpiadi che alle paralimpiadi, ma che a causa delle protesi usate è stato a lungo ostacolato dall’ICAA fino a comprometterne la possibilità di qualificarsi per le olimpiadi di Pechino nonostante il parere favorevole dato alla fine dalla giustizia sportiva.

Pazienza! Oscar non è uno che si arrende facilmente: a Pechino c’è andato comunque per le paralimpiadi dove ha vinto tre ori, di cui una con record del mondo, su tre gare disputate. Ma soprattutto Oscar è giovane e determinato e a Londra 2012 promette che ci sarà, magari ripetendo l’impresa di Natalie Du Toit che a Pechino oltre a vincere ben 5 ori e diversi record del mondo su 5 gare di nuoto disputate alle paralimpiadi, ha realizzato l’impresa mai riuscita ad altro atleta prima d’ora di fare da portabandiera per il suo Paese, il Sudafrica, ad entrambe le cerimonie. Anche lei è giovane e determinata e a Londra 2012 promette di arrivarci ancora nella doppia veste di atleta olimpica e paralimpica.

Si tratta di due atleti straordinari che sono riusciti ad abbattere il muro che separa olimpiadi e paralimpiadi e ad entrare nel cuore di tutti gli amanti dello sport in genere, avvicinando allo sport paralimpico anche chi non è disabile o non ha mai avuto modo di apprezzare le capacità sportive di persone definite disabili alla vita di tutti i giorni.

Io credo che questa breccia nel muro e nel cuore della società sia una segno evidente che i tempi sono maturi. Bisogna però impegnarsi un po’ tutti prima che si richiuda e si debba ricominciare tutto da capo. Londra è lontana, e anche se prima c’è Vancouver 2010, allo stato attuale non si riescono ancora ad individuare personaggi carismatici come Oscar e Natalie che possano riuscire a mantenere aperta questa breccia con le loro imprese negli sport invernali.

Ma in fondo alle prossime olimpiadi e paralimpiadi invernali mancano ancora due anni: c’è tutto il tempo per far conoscere gli atleti che stanno già lavorando sodo e chissà che stavolta i nuovi idoli sportivi non parlino italiano!

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