Doping genetico forse un problema già a Vancouver

È tempo di allarme alle Olimpiadi invernali di Vancouver.

Le gare non sono cominciate ufficialmente, ma i primi atleti sono già arrivati e tra questi potrebbe esserci qualcuno di quei 4 o 5 che la Wada stima di "beccare" positivi a in un dei circa 2500 (ben 800 in più che a Torino nel 2006) controlli anti-doping che effettuerà tra olimpiadi e paralimpiadi da qui al giorno di chiusura del Giochi.

Nuovi "furbetti" per vecchi sistemi che la Wada ben conosce e sa come individuare, ma che dire delle ultimissime trovate illecite che atleti e medici compiacenti metteranno in campo magari per la prima volta proprio qui a Vancouver?

Secondo un articolo apparso sulla nota rivista Science, infatti, il doping genetico, la nuova forma di "aiutino", temutissima anche dagli organismi di controllo proprio perché difficile da identificare, si è già diffusa tra gli atleti e forse la utilizza anche qualcuno di quelli che gareggeranno a queste olimpiadi.

Pessimo modo che ha certe volte la scienza di incontrare lo sport!
"E pensare che quello delle terapie geniche è uno dei ambiti più promettenti della medicina moderna", spiega sconsolato Theodore Friedman, direttore del programma di terapia genica presso la University of California, a San Diego, e firmatario dell'articolo denuncia, alludendo alle numerose ricerche, condotte in massima parte ancora su animali tanto sono sperimentali, che hanno però mostrato come sia possibile introdurre nuovi geni all'interno delle cellule per mezzo di virus, oppure modificare  l'espressione di geni mediante farmaci, per combattere molte malattie.
Tecniche innovative che se funzionassero e risultassero sicure potrebbero avere moltissime applicazioni e salvare complessivamente milioni di vite, ma che nello sport dove si presume siano tutti più che sani potrebbero al contrario esporre a gravi rischi per la salute di chi le utilizza soprattutto in questa fase della ricerca in cui non c'è nulla di certo.

La frode sportiva dovrebbe essere insomma essere l'ultimo dei nostri pensieri, ma a quanto pare c'è gente senza scrupoli disposta a fare o a far fare un salto nel buio pur di avere una marcia in più degli altri.
Nell'ambito dello sport, infatti, queste tecniche possono essere utilizzate per stimolare la produzione di globuli bianchi e rossi da parte dell'organismo, per incrementare la massa muscolare degli atleti, per accelerare il loro metabolismo ed accrescere la loro resistenza fisica allo sforzo e al dolore.

Siamo ancora nell'ambito delle ipotesi da dimostrare e verificare nei suoi effetti a lungo termine, ma secondo quanto riferisce Friedman nel suo articolo il direttore dell'American Association for the Advancement of Science Mark Frankel avrebbe rivelato che alcuni importanti coach di atleti di Vancouver si sarebbero rivolti alla sua associazione per ottenere informazioni dettagliate sull'utilizzo di queste sostanze.

"Le conoscenze relative a queste sostanze sono molto scarse", spiega Theodore Friedman. E se da un lato questo non permette di escludere che possano risultare dannose per l'organismo, allo stesso tempo le rende molto difficili da identificare.
"Non possediamo test specifici per nessun tipo di manipolazione genetica", afferma Friedman. L'unica speranza per una loro identificazione risiede, quindi, in una verifica accurata da parte degli ispettori di qualsiasi anomalia fisiologica degli atleti, comprese le rapide alterazioni del metabolismo e l'aumento nel numero di cellule nel sangue.

Gli organizzatori di queste olimpiadi e la WADA sono insomma avvertiti: il tempo degli steroidi anabolizzanti e degli ormoni della crescita è giunto (quasi) al termine, la nuova frontiera del doping è già stata valicata.
 

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