L’amore tra arte e scienza

Ne avevamo già accennato ieri, ma mi sono resa conto che sulla follia dell'amore non avevo nessuna fonte a cui rimandarvi. Così, visto che tempo fa avevo pubblicato qualcosa sull'argomento ve lo posto qui, in modo che possiate capire a cosa si sta appellando George Vomvolakis, l'avvocato dello stalker di Uma Thurman.

Di amore tra arte e scienza parleremo anche nelle prossime settimane, in occasione del Festival della psicologia che si terrà da venerdì 23 a domenica 25 maggio a Bologna e che per questa sua seconda edizione sarà dedicato a Invidia e Lussuria.

L'amore ai tempi delle neuroscienze
Scoperte le aree cerebrali che si attivano in presenza della persona amata

In fondo, che si potesse impazzire d'amore lo si è sempre sospettato. Pensieri ossessivi, inappetenza, insonnia e dipendenza dall'oggetto del proprio amore, con stati di euforia in sua presenza e di depressione e ansia quando è lontano, sono tutti sintomi che gli innamorati ben conoscono. Nel 2005 un gruppo di ricercatori americani è riuscito a spiegare per la prima volta perché questi sintomi ricordano tanto i disturbi ossessivo-compulsivi, le dipendenze e la mania che ritroviamo nei manuali di psichiatria. Dal lavoro, pubblicato sul Journal of Neurophysiology, gli studiosi avrebbero concluso infatti che "l'amore romantico non è una particolare emozione, ma uno stato motivazionale orientato al raggiungimento di un obiettivo o di una ricompensa" e che "porta a emozioni come euforia e ansia. L'innamoramento è quindi più simile a pulsioni biologiche come la fame e la sete o al desiderio di una sostanza da cui si è dipendenti, piuttosto che a un impulso sessuale". Affermazioni destinate a cambiare il nostro modo d'intendere uno dei fenomeni più travolgenti dell'esperienza umana, ma che potrebbero anche aiutarci a capire e a curare certe patologie della psiche.

In pratica l'équipe multidisciplinare ha sottoposto a risonanza magnetica funzionale 17 giovani studenti che si definivano "pazzamente innamorati", mentre guardavano immagini del loro amato alternate a quelle, definite "neutre", di conoscenti o amici. Analizzando le 2.500 scansioni prodotte si è visto che all'immagine della persona amata corrispondeva l'attivazione di specifiche aree cerebrali ricche di neuroni dopaminergici, come l'area tegmento ventrale destra e il corpo caudato dorsale destro. "Queste aree fanno parte del cosiddetto sistema di ricompensa, che permette di motivare e pianificare l'azione e i comportamenti di ciascuno e di dirigerli verso il raggiungimento di un obiettivo, anche grazie alle loro ampie connessioni con altre regioni, tra cui i gangli della base, responsabili del controllo dei movimenti" spiega Arthur Aron, psicologo alla State University di New York-Stony Brook. Comunque l'attivazione non riguardava aree coinvolte nella sessualità, né era correlabile alla bellezza dei volti osservati, che era invece lateralizzata al tegmento ventrale di sinistra. C'erano inoltre differenze in funzione della durata della "storia d'amore": alle storie più lunghe corrispondeva una maggiore attività della porzione ventrale del pallidum, una regione ricca di recettori per la vasopressina e coinvolta nell'attaccamento affettivo.

"Da un punto di vista evolutivo possiamo dire che negli esseri umani si sono evoluti tre sistemi cerebrali" spiega Helen Fisher, antropologa presso la Rutgers University del New Jersey . "Uno per l'attrazione sessuale, che spinge gli individui ad accoppiarsi ed è legato alla produzione di testosterone. Un altro per l'amore romantico, che consente di concentrarsi e di incanalare molta energia sul compagno e che si associa all'incremento di dopamina e alla diminuzione di serotonina. E un ultimo sistema per l'attaccamento affettivo, che permette la formazione dei legami stabili e duraturi necessari per crescere un figlio e che si accompagna all'aumento di ossitocina nelle donne e di vasopressina negli uomini".
"Anche le differenze osservate tra i due sessi si possono spiegare così" precisa la ricercatrice. "Le donne sono più "romantiche" e le aree che si attivano di più sono quelle relative alle emozioni, al desiderio, all'attenzione e alla memoria. Negli uomini sono più attive le aree che controllano l'erezione e quelle che elaborano le immagini, comprese quelle legate al desiderio sessuale. Con uno sguardo l'uomo deve capire se una donna è giovane, in buona salute e adatta a produrre figli sani, perciò si innamora in fretta, "a prima vista". La donna, invece, avendo davanti a sé nove mesi di gestazione e anni per allevare i figli, ha bisogno di un compagno che sia principalmente affidabile, perciò le servono più informazioni, uno sguardo non basta".

"Il nostro studio non vuole togliere nulla alla magia dell'amore" conclude Lucy Brown, neuro scienziata all'Albert Einstein College of Medicine di New York. "Ma ci aiuta a capire perché si può vivere o morire per amore. Con la fine di un rapporto l'euforia può lasciare il posto alla depressione e portare alcuni individui a inseguire e perseguitare il compagno, fino a gesti estremi come l'omicidio o il suicidio. Anche in una malattia come l'autismo si potrebbe ipotizzare un'anomalia nello sviluppo di questo sistema. Si spiegherebbero così le difficoltà ad amare e ad affezionarsi agli altri, i gesti e i pensieri ripetitivi tipici di questo disturbo."

Fonte: Emanuela Zerbinatti – Tempo Medico n. 798 (22 settembre 2005)

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