Palestra, pesi e bodybuilding – Gestire il peso all'attrezzo: carico esterno e carico interno

di Gianfranco Di Mare

Performance Engineer
 

Fino ad oggi abbiamo visto alcuni tra i più frequenti errori probabilmente alla base della mancanza o dell’arresto di progressi in palestra:
utilizzare una tabella con troppi esercizi; utilizzare molti esercizi monoarticolari; non “spingere” a sufficienza una serie, o recuperare troppo a lungo tra le serie di uno stesso esercizio; non lavorare i muscoli in corsa piena.
Oggi vorrei parlare dell’argomento – per così dire – forse più a monte di tutta la faccenda: il rapporto (psicologico e biomeccanico) col carico all’attrezzo. Argomento delicato, anche questo…

Con il carico all’attrezzo il bodybuilder ha un rapporto ambiguo. Sin da quando comincia a fare sul serio gli viene detto che se il peso utilizzato non aumenta non ci possono essere progressi importanti (vero); ma gli si dice anche che l’esecuzione corretta del movimento è fondamentale se vuole ottimizzare lo sviluppo di un certo gruppo muscolare (vero, anche questo).
Ecco che, preso dalla smania di diventare forte e grosso, e stufo di alzare pesetti mentre quelli più grossi di lui fanno carichi pazzeschi, il nostro amico perde di vista la fondamentale differenza tra carico esterno e carico interno.

Per farla breve: il carico esterno è tutto ciò che può quantificare il lavoro compiuto: peso adoperato, tipo di esercizio, serie, ripetizioni, recuperi, velocità di esecuzione, traiettoria, tecniche di esecuzione, frequenza degli allenamenti, tipologia energetica del lavoro.
Il carico interno, invece, è quanta fatica faccio a fare quel lavoro.

Come si può intuire facilmente, i due tipi di carico non vanno per forza sempre a braccetto: ad esempio, se un giorno sono più stanco, a parità di carico esterno il carico interno sarà maggiore; se un giorno mi sento particolarmente bene, potrò aumentare il carico esterno a parità di carico interno.

Qual è il modo più facile di aumentare il peso all’attrezzo? Si possono fare vari giochini: aumentare i recuperi tra le serie, variare la velocità di esecuzione, variare la tecnica di esecuzione, usare trucchi da powerlifter (rimbalzo, posizioni più propulsive…)… Insomma, basta abbassare in qualche modo il carico interno, ed ecco che il carico esterno aumenta come per miracolo. Così il nostro aspirante bodybuilder potrà dire di fare anche lui 120 di massimale sulla panca…

Ma il punto è, che al contrario che in tutti gli altri sport il bodybuilder non è interessato a sviluppare tecniche per fare meno fatica possibile ottimizzando il gesto tecnico: lui ha proprio l’interesse opposto.
Individuare le metodologie per fare più sforzo possibile – e poi applicarle! – richiede però coraggio, idee chiare e capacità di soffrire. Ma è il biglietto da visita del campione.

In altre parole, il culturista è interessato a massimizzare (nell’ambito della programmazione dei suoi allenamenti) il carico interno.

Dovete aumentare il carico all’attrezzo perché avete già spremuto qualsiasi possibilità allenante da un movimento, e non cercare tecniche per alzare più peso: questo il retaggio del bodybuilder. Non siete powerlifter, né pesisti! Allora sì che ogni singolo chilo in più sull’attrezzo avrà la potenzialità per tradursi in concreti risultati muscolari!

Image courtesy bodybuilding-advice.co.uk

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