Cibi, preparati, estratti, supplementi, proteine in polvere

di Gianfranco Di Mare

Performance Engineer
 

Recentemente abbiamo parlato della pillola dell’astronauta, ovvero della mitologia del controllo delle nostre necessità nutritive. Probabilmente questo tipo di ricerche ha origine militare: qualche geniaccio tentava di risolvere l’equazione capace di trasformare un essere umano in un gallo (da combattimento) da batteria.

A ben vedere c’è anche qualcos’altro dietro questa follia: il delirio scientifico positivista, la prospettiva del completo controllo sulla nostra biologia.

Vedo dalle query a questo blog, sempre più seguito, che c’è interesse sui preparati in polvere, ad esempio le proteine. Parliamone…

Le riviste specializzate in bodybuilding e fitness ci hanno spinto per anni a consumare prima proteine in polvere, poi aminoacidi più o meno ramificati, poi miscele più o meno bilanciate.
Il passo precedente di questa campagna di marketing è stato convincerci di avere un fabbisogno proteico enormemente superiore a quello reale. Sono arrivati a consigliarci fino a 4 grammi di proteine animali al giorno per chilogrammo di peso corporeo magro: roba da sfamare una tribù di psicosomatici, come diceva Troisi…

Chiariamo, allora, questi aspetti:
Fissare 4 grammi di proteine al giorno nei muscoli significa crescere alla velocità di un vitello: si può fare solo con un sistema ormonale (naturale o artificiale)… da vitello. Non è cosa da esseri umani, e non fa bene. Anzi, lo voglio dire: fa male. Ecco, l’ho detto. La chimica in reattore è una cosa, la biologia un’altra: gli aminoacidi, i peptidi, le catene proteiche più lunghe, quando ridotte in polvere, estratte, semplificate, in qualche modo sembrano non essere riconosciute dall’organismo se non in parte. Quando vengono riconosciute ed utilizzate portano come minimo alla formazione di tessuti poco stabili, che resistono poco nel tempo. I supplementi proteici in polvere hanno il “vantaggio” di essere in qualche modo predigeriti, e di non apportare grassi – ovviamente – quanto un cibo vero, a parità di apporto proteico. Alla luce del punto precedente questi vantaggi non sono reali, e soprattutto non riducono affatto il sovraccarico azotato dell’organismo: in pratica, il fegato e l’apparato escretore si debbono beccare tutte quelle proteine e devono gestirle scartandone – di fatto – la maggior parte. Ricordiamoci che stiamo molto meglio se ogni tanto (una-due volte a settimana) NON mangiamo proteine piuttosto che quando ne mangiamo troppe. Il vecchio concetto della saturazione (se assumo più nutrienti di quelli che mi servono certamente non andrò in deficit) è solo una boutade degna di Arbore & Soci.

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