Embrioni nel Danae di Klimt

Il pittore austriaco Gustav Klimt potrebbe andare ad arricchire la lista degli artisti che si sono fatti anche un po’ scienziati per cercare di raggiungere il loro ideale di perfezione artistica. Secondo l’embriologo statunitense Scott Gilbert, del Swarthmore College in Pennsylvania, i pallini dorati che nell’opera dei primi del Novecento Danae accarezzano le gambe della giovane fanciulla che la mitologia greca narra sia stata fecondata nel sonno da Zeus trasformatosi in una pioggia d’oro, sarebbero in realtà dei piccoli embrioni.

In base al racconto mitologico, Danae, viene tenuta nascosta da suo padre Acrisio, al quale un oracolo ha predetto che ella genererà un figlio che lo ucciderà. Ma Zeus, invaghitosi di lei, si trasforma in una pioggia d’oro per raggiungerla e fecondandarla nel sonno. Danae darà così alla luce un figlio, Perseo, che ucciderà Arcisio come aveva predetto l’oracolo.
Il destino che per l’intervento del padre di tutti gli Dei, si compie inesorabilmente è stato raffigurato in molte opere d’arte, tra cui quella dipinta tra il 1907 ed il 1908 dal grande artista austriaco sulla quale gli storici dell’arte si sono interrogati a lungo per cercare di interpretarne tutti gli elementi.

A proposito dei pallini dorati che sembrano scivolare sulle gambe della donna, ad esempio, alcuni esperti parlarono di spermatozoi. Ma Gilbert non ha dubbi: da quando ha visto il quadro è convinto che si tratti di embrioni allo stadio di blastocisti, una fase molto precoce di sviluppo embrionale, come dimostrano anche gli elementi in primo piano che sembrano decori di un drappeggio. A breve dovrebbe uscire su una rivista d’arte un articolo scritto con Sabine Brauckmann, storica della scienza all’università di Tartu in Estonia, sul tema della fecondazione e degli embrioni nell’arte di Klimt, Diego Rivera e Frida Kahlo. Ma Gilbert, ne ha già anticipato i contenuti e i dettagli della sua ’scoperta’ riguardo a Danae in particolare al magazine New Scientist.

Confrontando i decori del drappeggio con la rappresentazione di una blastocisti in sezione la somiglianza è impressionante.

Tuttavia la cosa più stupefacente non è che nessuno finora ci abbia pensato, quanto piuttosto che Klimt possa averle dipinte a inizio del secolo scorso senza essere un embriologo. Secondo Sabine Brauckmann, tuttavia, l’interpretazione di Gilbert sarebbe plausibile perché “Klimt amava frequentare i salotti di artisti e scienziati e non doveva affatto essere a digiuno di lezioni di anatomia e embriologia“.

Fonte: ANSA

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