Fuorigioco, per prendere il calcio meno sul serio

Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano … a ridere.

Da anni ormai ci si lamenta che il calcio non diverte più. Troppi soldi, troppi interessi e troppo di tutto hanno aperto la strada a doping, violenza e perfino discriminazioni razziali. Insomma per essere un gioco, il calcio si è fatta cosa maledettamente seria.

Eppure molti lo ricordano ancora come piacere, passione, voglia di vivere. Si potrà mai tornare indietro?

Ci prova "Offside/Fuorigioco – alla violenza, all'indifferenza, alla discriminazione e al doping ", la mostra itinerante a cura di Mario Lubetkin, direttore del Festival Internazionale di Humor Grafico, che viene inaugurata oggi alle 18.00 nelle Sale dell'Istituto Italo-Latino Americano, dove resterà aperta fino al 20 del mese.

L'Off-side (in italiano fuorigioco) è la situazione in cui viene a trovarsi, in alcuni giochi a squadre, il giocatore che, all'inizio di un'azione d'attacco della propria squadra, si trovi alle spalle della linea di difesa avversaria. Nel calcio in particolare il giocatore che attacca è in fuorigioco quando, si trova nella metà campo avversaria e tra lui e il portiere avversario non vi è almeno un altro difensore. Ora, poiché tale posizione irregolare viene punita e gli eventuali gol segnati vengono annullati, spesso e volentieri la chiamata (o non chiamata, dipende da che parte lo si guarda) in fuorigioco scatena le ire di giocatori e tifosi, drammi e isterie collettive.

Ma allora perché intitolare così un Festival Internazionale di Humour Grafico?
Secondo l'Associazione Culturale no profit "Lo Scrigno dell'Arte" che ha organizzato questa 11ma edizione, temi come il calcio plasmati sulla carta dagli umoristi grafici, creano un evento che diverte gli spettatori di tutto il mondo. Infatti tutti i disegnatori presenti nelle pagine della stampa dei loro paesi pubblicano idee sul mondo del calcio che è lo sport più popolare del mondo.

"Fuorigioco – alla violenza, all'indifferenza, alla discriminazione e al doping" vuole quindi essere un evento culturale sul mondo del calcio, per ricordarci anche che quando la vita è in gioco, noi giochiamo per la vita, perché il calcio è sport, gioia e voglia di vivere.

"Questa proposta fatta in un momento critico per il calcio conferma quanto sosteniamo sin dall'inizio, che una mostra sul calcio è un momento d'incontro per una sana visione dello sport. – dice Julio Lubetkin – Il gioco del calcio è lo sport nazionale per eccellenza in tutto il mondo; l'unico che unisce in un comune sentimento di entusiasmo e partecipazione tutte le fasce sociali e che riesce a tenere desta l'attenzione ben prima e ben dopo l'ora e mezza di durata della partita. Che sia il mezzo televisivo o la visione diretta a comunicare le immagini del gioco, l'eccitazione del pubblico si mantiene sempre a un livello molto alto e la tensione quasi mai si acquieta con la fine del gioco ma trascende e coinvolge nelle strade anche chi l'incontro agonistico non l'ha seguito. È un gioco che, proiettato oltre gli stadi ufficiali, si ripropone quotidianamente nelle migliaia di campi sportivi più o meno improvvisati, nelle scuole e nei cortili delle case, ovunque si ritrovi un gruppo di ragazzi intorno a un pallone."

Registrare questo fenomeno, con spirito di partecipazione, con la serena ottica dell'interesse culturale, con l'acuta indagine della curiosità è la sfida che hanno lanciato, nel tempo, giornalisti, scrittori,fotografi, sociologi, filosofi, pittori, scultori e anche disegnatori. Sono questi ultimi, i disegnatori umoristici di tutto il mondo, che si confrontano in un incontro-mostra sotto l'ombrello del calcio. Un omaggio al calcio in un incontro culturale che va al di là del solo linguaggio calcistico.
Per questo e tutto ciò che rappresenta questo sport, sono scese in campo le più 'appuntite' matite internazionali, cercando con un sorriso di dare al calcio la sua primaria identità: il gioco.

Questa edizione del Festival con la mostra "Fuorigioco/Off side" vuole anche omaggiare il grande scrittore e umorista grafico argentino Roberto Fontanarrosa scomparso un anno fa.
Fontanarrosa ha sviluppato un umorismo critico dove sempre ha segnalato le sue personalissime tre passioni: il calcio, la letteratura ed il fumetto. "Io sono arrivato a scrivere di calcio, perché mi piace il calcio, non perché mi piace la letteratura che mi piace – diceva – però mi piace più il calcio, allora l'entusiasmo in me parte dal calcio e arriva alla letteratura e non al rovescio".
Quando una volta, un giornalista gli domandò cosa avesse imparato del calcio rispetto alla vita, rispose "Che si vince e si perde. Che in tutti i giochi è implicita la sconfitta. Che ogni squadra come dice Menotti, è una piccola società dove si può riconoscere il generoso, l'egoista, lo sfaticato ed il sacrificato".

Fate la prova con la vostra squadra del cuore e fatemi sapere se vale o meno la pena di vedere questa mostra.

Inaugurazione: martedì 16 dicembre 2008 – ore 18,00 (ingresso libero)
poi dal 17 al 20 dicembre 2008, dalle ore 10.00 alle ore 17.30
Sale IILA – Piazza Benedetto Cairoli, 3 – 00186 Roma
Per informazioni: Tel. 06 684921 o mail: [email protected]

Nell'immagine la vignetta di Angel Boligán Corbo, Messico, cover del Festival 2008. Comunque mi piacciono molto anche la vignetta vincitrice di Alessandro Gatto (Italia) e la seconda classificata di Jan Tomaschoff (Germania). Per vedere tutta la gallery clicca qui.

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