Gli aminoacidi nello sport

Gli aminoacidi sono i “mattoni” delle proteine. Composti chimici che l’organismo assume con le proteine.

Per la trattazione di questo argomento, voglio segnalarvi un’interessante pubblicazione di Francesco Savero Dioguardi’, una delle massime autorita’ nel campo delle terapie nutrizionali e del metabolismo a livello internazionale.

Il libro si intitola:

GLI AMINOACIDI: LETTERE DI UN ALFABETO PIÙ ANTICO DELLA VITA
Edizioni Lombar Key
Il testo è dedicato in particolare a tutti coloro che praticano sport, ma rappresenta una lettura interessante anche per chi si occupi di temi metabolici e per chiunque voglia comprendere di cosa abbia bisogno il nostro corpo per produrre l’energia necessaria alla vita, introducendo i giusti principi alimentari ed evitando di sovraccaricare il metabolismo.

Il libro, attraverso una breve e suggestiva sintesi dell’origine e dello svilupparsi della vita, spiega i processi biologici come incessante impiego di energia, sottolineando la “fatica del vivere” che deve compiere il nostro organismo e come si possa sostenere al meglio questo duro lavoro che accompagna l’esistenza umana.

 

Francesco Saverio Dioguardì è professore associato di Medicina Interna e titolare della Cattedra di Nutrizione Clinica nel Dipartimento di Medicina Interna dell’Università di Milano. Autore di numerosi brevetti nell’ambito delle miscele di aminoacidi, è esploratore del metabolismo e cultore della biochimica. Ha firmato numerosissimi lavori scientifici sull’argomento.

 

Francesco Saverio Dioguardì  ci dice che attività fisica significa consumare di più rispetto a quando si sta a riposo.

L’adattamento all’attività fisica presenta una serie di vantaggi, ma anche costi ben precisi. Costruire, di per sé, è costoso: serve più energia di quella necessaria per mantenere integro il tessuto muscolare, e inoltre bisogna considerare il costo in termini di materiale (aminoacidi) necessario per costruire le nuove proteine.

Infine, fare attività fisica significa aumentare il carico di lavoro giornaliero, quindi il dispendio di calorie, energia cui concorrono carboidrati, lipidi e aminoacidi: più è protratto e intenso il carico di lavoro, maggiore sarà il consumo di substrati, sia carboidrati che lipidi e proteine, nel metabolismo energetico.

A proposito di aminoacidi e dieta, Dioguardì afferma dunque, che più ci si allena, più si consumano aminoacidi a scopo energetico, più si ha bisogno di assumere aminoacidi con la dieta.

Se questo fabbisogno non viene soddisfatto, l’atleta andrà incontro al superallenamento, quella situazione in cui più si allena, più aumenta i carichi, più si mangia i muscoli.

Se il deficit nutrizionale si prolunga, l’atleta va verso problemi immunologici: gli atleti sono persone con organi normali, ma che chiedono al loro corpo prestazioni esagerate. Spesso atleti d’élite in allenamento e in forma da gara si trovano a essere molto delicati di salute.

L’atleta solitamente ha necessità di essere molto magro, e pur allenandosi moltissimo è costretto a mangiare una quantità di calorie molto limitata, per non aumentare di peso.

L’essere umano è una macchina con una potenza ridotta, meno di 0,75 CV, modesta se valutata in termini di motori a scoppio: il 10% di peso in più può avere effetti devastanti per la prestazione sportiva.

Di conseguenza, è difficile seguire una dieta equilibrata nelle componenti di carboidrati e lipidi, e nel contempo introdurre aminoacidi in quantità sufficienti tramite le proteine alimentari che contengono, non dimentichiamolo mai, una percentuale dei 5 aminoacidi essenziali, che coprono il 75% del fabbisogno umano di azoto, che è piccolissima, quasi sempre inferiore al 16%.

Quindi, o l’atleta mangia un’enormità di calorie (e di aminoacidi non essenziali), o non coprirà i suoi fabbisogni.

Inoltre, sono i ripetuti picchi di concentrazione che controllano la sintesi delle proteine, quindi più assunzioni giornaliere sono vantaggiose per gli atleti, cosa che con gli aminoacidi usati come supplemento è possibile, sia per la facilità di assumerli, sia per il loro bassissimo contenuto calorico intrinseco.

Che l’alimentazione corretta con gli aminoacidi essenziali, in rapporto fra di loro adatto alle necessità umane , possa essere favorevole a mantenere un environment biologico (un equilibrio nel sangue) adatto alle sintesi proteiche è medicina basata sulla evidenza scientifica , quindi considerata fondamentale per mantenere un atleta magro ma ben nutrito, senza carenze proteiche e senza mettere in crisi il suo sistema immunitario.

L’uso di alcuni aminoacidi come l’alanina e l’arginina, ha effetti non favorevoli sul piano metabolico, poiché causa resistenza periferica all’insulina, e questo provoca una ridotta produzione di ossidi di azoto, il maggiore vasodilatatore nel microcircolo periferico, il cui difetto di produzione è la principale causa di crampi. Infatti, l’insulina, che è il maggiore vasodilatatore, ha comunque bisogno di arginina per funzionare. Ma l’assunzione di arginina per bocca ne riduce l’effetto.

Quindi? La vasodilatazione può essere mantenuta solo se l’arginina viene prodotta là dove occorra, nelle piastrine e nell’endotelio, trasformando localmente la citrullina in arginina, ciclo biochimico, che solo un ciclo dell’acido citrico capace di esportare intermedi può fare.

 Solo gli aminoacidi e il glucosio che entrino senza sforzo nel ciclo dell’acido citrico sono capaci di mantenere il ciclo esportatore di intermedi. In questo caso, il ciclo si definisce anaplerotico, quindi efficiente, e mantiene la sintesi locale di arginina senza bisogno di apporti esterni.

In tal modo, fra l’altro, si riduce la necessità di sintetizzare urea, uno spreco dal punto di vista metabolico, perché l’azoto eliminato se ne va con gli altri gas dai polmoni, con la respirazione. Solo un apporto adeguato di aminoacidi può garantire una condizione di disponibilità di arginina e di ossidi di azoto là dove serva, nell’endotelio dei piccoli vasi e nelle piastrine. Ovvero: molti aminoacidi, niente crampi.

Gli atleti, in funzione dei loro carichi di lavoro, hanno necessità comprese tra i 5 e gli 8 grammi di aminoacidi tre o quattro volte al giorno, se pesano fra i 65 e gli 80 kg. Volendoli assumere solo in allenamento: 4-5 grammi mezz’ora prima di allenarsi, e, poi, la sera prima di dormire o nelle 3-4 ore successive all’allenamento, per il recupero.

E nelle gare lunghe, tipo maratone, long distance in bicicletta o ironman? Ovviamente posso dare solo una regola molto generale, che deve essere adattata in funzione dell’atleta o della planimetria della gara. Dopo le prime 2 ore, il fabbisogno diventa immenso: l’introduzione di 200-300 grammi di carboidrati (la “mitica” patata lessa) e, attesi 15-20 minuti, l’assunzione di 4-8 grammi di aminoacidi, sono l’ideale.

Nei 15 minuti dopo l’assunzione dei carboidrati è bene abbassare i ritmi di corsa o pedalata: ottimale è fare coincidere quei minuti con una discesa. Anche in un allenamento con i pesi, protratto oltre i 90 minuti, vale la pena di seguire uno schema analogo. Comunque, l’atleta professionista dovrebbe assumere aminoacidi con regolarità anche durante la giornata in cui non si alleni.

 

Se siete interessati all’argomento riguardante gli aminoacidi, vi segnalo degli  importanti articoli sul blog protonutrizione del Prof. Luigi Gallo, cultore e studioso di nutrizione e discipline olistiche. Il link e’ :

http://blogosfere.it/network/cerca/?search=aminoacidi&=cerca

 

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