È il mal di vivere la sfida per la psichiatria a 30 anni dalla legge 180

"In Italia meno psicosi, ma più mal di vivere. A 30 anni dall'entrata in vigore della legge Basaglia, il paziente psichiatrico è profondamente cambiato". Lo ha detto ieri Alberto Siracusano, presidente della Sip (Società italiana di psichiatria), riunita a Milano per un incontro dedicato al compleanno della 180. Snocciolando i dati di uno studio condotto tra il 2004 e il 2006 nei 707 centri di salute mentale del nostro Paese risulta che "tra i circa due milioni di italiani colpiti da un disturbo psichico, di cui mezzo milione in trattamento attivo secondo, la diagnosi di psicosi riguarda il 29% dei pazienti (quasi 120 mila casi). Mentre i disturbi dell'umore e l'ansia, ritenuti un tempo problemi minori, raccolgono rispettivamente il 25% e il 22% delle diagnosi".

A dare il contributo maggiore sono i giovani, che con 42% del totale pazienti rappresentano la fascia d'età più colpita, e le donne (quelle in cura costituiscono il 57% dei malati) che sono anche quelle più colpite proprio da ansia e depressione, quasi il doppio rispetto ai maschi secondo le statistiche. Tempo di compleanni importanti e quindi anche di bilanci. Negli ultimi giorni il mondo psichiatrico sembra in fermento e non è un caso. Martedì saranno infatti trascorsi trent'anni da quel famoso 13 maggio1978 in cui entrò ufficialmente in vigore la legge voluta da Franco Basaglia che portò alla chiusura delle strutture manicomiali. Cos'è cambiato da allora? Molto a giudicare dai numeri dell'attuale assistenza psichiatrica elaborati dal Centro studi e ricerche in psichiatria di Torino in collaborazione con la Sip. A distanza di tre decenni abbiamo oltre 3 mila strutture psichiatriche pubbliche e più di 30 mila operatori, di cui 15 mila nei 707 centri di salute mentale (Csm) distribuiti sul territorio. Il resto è impiegato proprio nelle altre strutture che si affiancano ai Csm  che nello specifico si suddividono in 210 Dipartimenti di salute mentale, 276 Servizi psichiatrici di diagnosi e cura ospedalieri, 23 Cliniche psichiatriche universitarie, 260 Day hospital, 835 Ambulatori territoriali-distrettuali, 514 centri diurni, 36 centri crisi, 1.045 strutture residenziali e 142 strutture di altra natura. Un abisso quindi rispetto ai 76 manicomi operativi nel 1978 per i 78.538 malati ricoverati che sono andate a sostituire.

Tuttavia, strutture a parte, anche nella mente degli italiani sembra cambiato molto. "La depressione, l'ansia, i disturbi della personalità, i problemi alimentari e quelli collegati all'uso e abuso di alcol e sostanze stupefacenti, nonché al controllo degli impulsi sono i problemi di salute mentale più diffusi, per non parlare poi della depressione post-partum e degli altri disagi declinati al femminile che un tempo erano poco studiati mentre oggi sono alla ribalta delle cronache" ha sottolineato Siracusano. Probabilmente giocano molto a sfavore gli stress e le frustrazioni della vita metropolitana che incastra i cittadini italiani in ingranaggi sempre più usuranti. Fatto sta che dall'indagine emerge come, rispetto ai pazienti già in cura, nei nuovi accessi si dimezzano i disturbi dell'area psicotica e aumentano al contrario i disturbi d'ansia per arrivare ai valori attuali che per i Csm riguardano disturbi di tipo psicotico, dell'umore e d'ansia nella misura del 14%, 21% e 26% dei casi rispettivamente.
"Da 30 anni a questa parte sono cambiati, infatti, i fattori di rischio medico-biologici e genetici ma anche psico-sociali e ambientali che aprono la porta ai disturbi di salute mentale" ha spiegato Siracusano. Questo comporta un adeguamento dell'assistenza ma non è l'unica sfida attuale e futura. Tornando ai dati della ricerca, risulta infatti che, fatte salve le urgenze, 6 volte su 10 esiste un tempo d'attesa tra la richiesta di un primo colloquio specialistico e il colloquio stesso che si aggira in media intorno ai 7,8 giorni, ma per le psicosi la cosiddetta Dup (Duration of Untreated Psychosis) è pari a un anno e mezzo o due. "In altre parole passano circa 18 mesi prima che un giovane paziente arrivi alla diagnosi e passi al trattamento. Si tratta perciò di definire percorsi specifici per ciascun problema, abbattendo i tempi di latenza fra i primi sintomi e la diagnosi" ha detto per concludere il presidente della Sip.

Il 13 maggio è quindi una data importante e non solo per gli psichiatri, motivo per cui ne parleremo ancora occupandoci delle varie iniziative, anche artistiche, che verranno organizzate per l'occasione.

Fonte: Adnkronos Salute

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