La parabola della vita – III

Che conclusioni trarre dunque dalla scoperta che tutti i fenomeni naturali, compresi quelli che riguardano le nostre attività personali, hanno un andamento gaussiano? È presto detto…
Quando vogliamo impegnarci (o ci esprimiamo) in qualcosa di intenso, scopriamo di non riuscire a dare il massimo di noi “di colpo”: se si tratta di un esercizio o uno sforzo fisico, la nostra resa aumenta col passare del tempo, per poi esaurirsi con la fatica; se è un’abilità manuale, sarà più evidente dopo un certo periodo di pratica; se facciamo uno scatto, raggiungeremo la nostra massima velocità solo dopo alcuni secondi di accelerazione… e così via.

Se volete rendere al massimo in un’attività, troverete che la cosa più efficace sarà di prepararvi gradualmente allo sforzo. Un muscolo rende molto di più se viene riscaldato e preparato da brevi esercizi prima di affrontare il massimo impegno; correrete certamente più forte se prima avrete corso lentamente per diversi minuti; se dovete portare dei pesi, controllate che la colonna vertebrale, i muscoli della schiena, le articolazioni, i tendini, le gambe e le braccia non partano “a freddo”: meglio fare qualche movimento preventivo, e massaggiarsi le parti che dovranno caricarsi il peso maggiore.

Simmetricamente, vi accorgerete di accumulare molta meno fatica se non interrompete uno sforzo intenso di colpo: ad esempio, se salite le scale di corsa – o comunque arrivate stanchi – non buttatevi in poltrona o su un letto appena arrivati al quinto piano: anche se sembra più faticoso, vedrete che sarà molto più piacevole – e fisologico – rimanere in piedi, muovere un po’ le gambe per non farle intorpidire, continuare a respirare voluttuosamente ed andare un po’ in giro per la stanza, anche camminando pian piano. Sedetevi o coricatevi solo quando il respiro si sarà calmato ed i muscoli non saranno più intorpiditi: vi accorgerete che un’ora dopo (o il giorno dopo) vi sentirete meglio, e meno stanchi.

Questo ragionamento vale naturalmente – ed a maggior ragione – nel campo dello sport. Gli agonisti ed i professionisti sono molto attenti a scaldarsi bene, perché sanno che dalla qualità del riscaldamento dipenderà la qualità della loro prestazione. È stato visto, inoltre, che un buon riscaldamento prima di sforzi intensi aumenta la nostra longevità atletica: chi ha affrontato allenamenti e gare con un buon riscaldamento ha avuto – a parità di condizioni – una carriera più lunga; non necessariamente nel senso che ha continuato a gareggiare per più anni (in fin dei conti, ognuno smette quando vuole!), ma soprattutto perché le prestazioni si sono mantenute elevate per un numero maggiore di anni.
C’è anche una notevole correlazione tra problemi fisici e riscaldamento: statisticamente, meglio ci si riscalda ed a meno incidenti (tendiniti, stiramenti, contratture…) si va incontro.

È strano – ed alquanto umoristico – che gli amatori (calcetto, tennis, golf, equitazione…), solitamente così attenti ad emulare gli atleti loro beniamini, a comprare le stesse scarpe, usare gli stessi supplementi nutrizionali ecc… non li imitino nella preparazione alla gara o all’allenamento, che a quanto pare rimane un segreto molto poco “spiato”.
Vorrei sottolineare – contrariamewnte a quanto sostiene il Luogo Comune – che un ragioniere di Voghera o un commerciante di Acitrezza hanno la stessa possibilità di un calciatore professionista di farsi male durante una partita a calcetto; anzi, il fatto che si allenino poco e siano probabilmente meno abili dal punto di vista tecnico non gioca certo a loro favore! Non è vero, infatti, che in una partitella del dopolavoro ci si impegni meno che in una partita di campionato: certo, alla fine dell’incontro i chilometri percorsi saranno molti di meno, e le velocità raggiunte molto inferiori: ma gli scatti repentini, gli allunghi, i contrasti… hanno intensità proporzionalmente molto simili. Alla fine i chilometri sono di meno non perché ci si  impegni di meno, ma perché ci si stanca prima.

In verità vi dico: siate gaussiani!

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