La salute degli italiani passa dallo schermo

Dal medico solo se necessario! Quella che un tempo sarebbe stata considerata una buona norma di comportamento consigliata per ridurre il rischio di abusi e medicalizzazione di problemi banali, è oggi guardata con sospetto dagli stessi medici che si chiedono se non ci si stia avventurando lungo una china pericolosa.

Sia ben chiaro: il medico gode sempre di considerazione, nonostante gli allarmi lanciati ad ogni nuovo caso di presunta malasanità. Ma se si tratta di trovare informazioni su salute e malattie, a farla sempre più da padroni sono internet e tv. Lo dicono i dati presentati dal Censis a un seminario di Farmindustria sui vaccini, secondo cui i media sono sempre più utilizzati come prima fonte di informazioni: nel 2010 il 64% degli italiani le ha cercate su tv e radio e il 18% su internet.
L’interesse degli italiani per i temi di salute non è sceso per nulla. In generale il 59% degli italiani si dice interessato all’argomento, e il 75% si ritiene informato. Si potrebbe, anzi, dire che è vero il contrario con un aumento che è andato di pari passo alla maggiore diffusione e accessibilità dei media e delle nuove tecnologie in particolare. Gli utenti abituali della rete hanno raggiunto quota 23 milioni nel 2009, e quelli che lo usano per informazioni relative alla salute sono il 34%, pari a 16,6 milioni. Di questi il 29,5% se ne serve per cercare notizie sulle patologie. Ma anche la tv tiene il passo in questo settore dell’informazione come abbiamo visto anche nel post dedicato al libro La tv buona dottoressa?. “L’avanzata dei media, soprattutto quelli fruibili da uno schermo – spiega Ketty Vaccaro del Censis – come fonte di informazione di salute è inesorabile, a scapito di medici e professionisti, che ormai sono stati sorpassati da tv, carta stampata e web“.
Nel 2010 infatti i medici di base sono stati la prima fonte di informazione per il 45% delle persone (erano l’88% nel 2003), mentre la tv lo è stata per il 64% (contro il 29,9% del 2003), la carta stampata per il 59,4% (era il 48,4% nel 2003) e il web per il 18% (era il 3,4% nel 2003).
Oltre alla maggior disponibilità di fonti alternative al medico conta poi l’incremento del livello di istruzione medio della popolazione italiana. “Più aumenta il livello di istruzione – continua Vaccaro – e più si adopera il web come fonte sulla salute, visto che il valore sale dalla media del 34% al 46%.” Il livello di istruzione influisce poi anche sul mezzo scelto per informarsi e sul tipo di uso attivo o passivo che se ne fa. “Chi è più istruito sulla rete non solo cerca informazioni su patologie, medici e strutture, – precisa Vaccaro – ma prenota anche visite e analisi, frequenta forum e community, e rispetto alla media acquista meno farmaci su internet“.

Fin qui gli aspetti di un fenomeno che non porta necessariamente a conseguenze dannose. Anzi,L’offerta diffusa di programmi generalisti e specializzati non resta infatti solo sul piano teorico: il 40% degli intervistati – dice l’esperta – assicura di mettere in pratica quanto appreso dai mass media, soprattutto per ciò che riguarda la prevenzione e gli stili di vita. Addirittura, il 26% sostiene di aver modificato di conseguenza le proprie abitudini“.

Tuttavia, le insidie non mancano, soprattutto se manca l’atteggiamento giusto sia da parte di chi fa informazione sia di chi ne fruisce. 

Nell’online dove, in particolare, la ricerca di informazioni medica è per la maggior parte attiva, c’è anche “un manipolo di utenti agguerriti, spesso caratterizzati da un atteggiamento di sfida: le informazioni apprese online, infatti, sovente vengono utilizzare per controllare o contestare le indicazioni del medico“, spiega Vaccaro. E come abbiamo visto i cyberpazienti non sono pochi. “Si tratta per lo più di maschi, giovani, colti e istruiti e abitanti nei grandi centri, senza differenze tra Nord, Centro e Sud“, prosegue l’esperta. Il ‘cybermanipolo’ degli interessati ai temi si salute si collega online “per accedere a forum e blog, consultare i siti di strutture sanitarie e sfruttarne i servizi di prenotazione telematici“. Ma soprattutto per informarsi, “e poi, appunto, discutere con il proprio medico: lo fa il 12%, una percentuale che raddoppia fra i più istruiti. Un’avanguardia che si sente partecipe di un sapere e per lo più è convinta che l’informazione sia un valore, anche se non manca chi pensa che ‘troppe informazioni confondono’“.

Oltre alla quantità bisogna poi fare un discorso di qualità dell’informazione, che non sempre garantita. E considerare il caso particolare dei social network, utilizzati oggi da 19,8 mln. Qui, infatti, “si trova un’informazione ‘narrata’, spesso mediata dall’esperienza diretta in tema di salute. Un’offerta senza domanda“, sintetizza Vaccaro, “destinata a modificare le vie della comunicazione, senza però far scomparire i vecchi media“.

Secondo i dati del Censis anche tv e radio, insieme alla carta stampata e alle pubblicazioni specializzate, hanno ormai surclassato il medico di famiglia come prima fonte di informazione sui temi di salute, “bruciando” perfino il passaparola tra amici e parenti.

Insomma, di pari passo alla perdita di rilevanza della comunicazione diretta con il medico, cresce il ruolo delle fonti alternative soprattutto se mediate da uno schermo. Che sia la “coperta di Linus” del nuovo millennio?

Fonti: Ansa e Adnkronos Salute

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