Star sull'orlo di una crisi di nervi

Ferruccio Gattuso di Attenti al cine ci fa notare con una punta di ironia che Silvio Muccino "vorrebbe imparare ad amare un po' più se stesso e a fidarsi degli altri", motivo per cui è da un anno in analisi. Un "amico" di Britney Spears rivela che in una lettera inviatagli dalla cantante c'è scritto "sarebbe meglio se fossi morta". Bradley Barron Renfro, il baby attore interprete de "Il Cliente" di Joel Schumacher, dopo una vita di eccessi passati tra droga, alcol e arresti per reati di varia natura, è stato trovato morto per cause ancora da accertare nella sua casa di Los Angeles. E tutto questo nella sola giornata di ieri. Più che gossip mi sembra un bollettino medico in tempo di guerra.

Da psicoterapeuta mi viene spontaneo chiedere che cosa stia succedendo alle star. Gli artisti di oggi sono forse più fragili di quelli del passato o è l'essere artisti oggi che è più difficile? E se invece rispecchiassero la sofferenza di tutti noi, per cui hanno ragione gli inglesi quando dicono che siamo sempre più tristi e depressi, ma si sbagliano quando attribuiscono questa sofferenza solo agli italiani e alla gente comune? In questo caso, non centrando né la cultura né il tipo di governo, potrebbe avere ragione Giulietta di Psicocafé quando ci riferisce che le prossime vittime del global warming saranno le nostre menti.Prometto che cercherò di indagare meglio la questione. Una cosa però posso dirvela fin da ora.  Quando l'amico della Spears, se così si può definire uno che, al posto di chiedere consiglio ad un esperto, spiffera ai giornali le confidenze più intime fatte in un momento di vera sofferenza, dice che la cantante "è affetta da disturbi psichici con depressione e disturbi di personalità multipla" crolla definitivamente la mia percezione di autorevolezza della fonte. Il disturbo di personalità multipla è molto raro e sono pochi gli psichiatri che possono dire di averlo osservato in qualche loro paziente. Magari i periti dei tribunali ne vedono qualcuno di più, ma nella maggior parte dei casi si tratta di simulatori che cercano di uscire impuniti da un processo. Viceversa in letteratura e al cinema il tema è particolarmente rappresentato e si può dire che tra i vari disturbi mentali sia quello capace di affascinare di più. Del resto lo aveva già capito Robert Louis Stevenson quando scrisse "Lo strano caso del  dottor Jekyll e mister Hyde". Quindi ne riparleremo.

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