L’infortunio nella danza da Academy alle ricerche psicologiche

La vita nel loft di Italian Academy 2 sembra funestata dai numerosi infortuni dei partecipanti. La settimana appena conclusa è stata davvero sfortunata in questo senso con un ultimo problema, lo stiramento alla coscia di Altagracia Sandoval, che abbiamo scoperto proprio nel corso della diretta del sabato. Per fortuna non si è trattato di infortuni gravi come quello che ha costretto all’abbandono Giuseppe Curatolo, ma hanno comunque creato parecchie preoccupazioni e malumori ai ragazzi.

L’infortunio è, infatti, uno dei problemi più sentiti da ballerini professionisti e allievi. Un po’ come abbiamo visto per gli atleti, questi incidenti di percorso anche se non portano al ritiro dalla carriera comportano almeno una temporanea interruzione dell’attività, cosa che può far perdere tempo prezioso o una grande opportunità lavorativa. Ovvio quindi che ogni infortunio, abbia delle ripercussioni sulla psiche del ballerino oltreché sul suo fisico.

La buona notizia è che proprio per questo essere allo stesso tempo artisti e atleti dei ballerini, gli studi condotti in psicologia dello sport che negli ultimi anni stanno facendo passi da gigante possono trovare applicazione anche nell’ambito della danza riuscendo così a dare un più ampio supporto ad atleti e danzatori, per difficoltà – non solo di tipo fisico e medico – ma anche di natura psicologica.

Un prezioso aiuto che assicura al danzatore-atleta quei benefici necessari di cui spesso non ha consapevolezza, per dare un equilibrio stabile a quelle componenti psicologiche del conscio e dell’inconscio come l’emotività, le capacità attentive, la depressione, l’ansietà e tutti quegli elementi che, se non controllati, possono essere per un ballerino la causa di interruzioni di attività, fallimento nella carriera, insuccesso o malattia.” scrive l’insegnante ed esperta in psicologia della danza Anastasia Sardo, in un articolo pubblicato su Experience, magazine della IDA – International Dance Association.

Per un ballerino, infatti, procurarsi un infortunio è una delle situazioni più gravi perché comporta un allontanamento dall’attività e la possibile interruzione della propria carriera, con gli inevitabili rischi legati alla possibilità di essere sostituite, di non poter raggiungere una completa guarigione in tempi brevi.
Secondo una ricerca pubblicata sul British Medical Journal, otto ballerini su dieci subiscono – ogni anno – un infortunio che li costringe a sospendere la propria attività.
La cosa peggiore è che molto spesso questi ballerini per il timore di essere sostituiti riprendono l’attività senza aver recuperato al meglio compromettendo la guarigione completa.

La psicologia però non aiuta solo dopo che un infortunio c’è già stato. – ricorda la psicologa – Infatti, se fino a oggi, l’infortunio era stato trattato come conseguenza di un trauma fisico e gli incidenti attribuiti a elementi “esterni” (es. fisico inadeguato, attrezzature insufficienti, etc.), da trattare, quindi, solo da un punto di vista medico, recenti studi hanno dimostrato, invece, come l’elemento psicologico o “interno”, possa influire ed essere – a volte – causa dell’infortunio stesso. Molti di questi studi si basano sull’analisi della teoria dello stress e cercano di valutare le relazioni tra stress e incidente, individuando poi gli interventi che ne possano ridurre i rischi.
Nella prospettiva psicologica dell’infortunio, Lucinda Sharp, ad esempio, afferma che sono tre gli aspetti importanti che coloro che praticano la danza devono conoscere siano essi allievi, insegnanti o ballerini professionisti:
i fattori psico-sociali che possono predisporre il ballerino all’infortunio; le differenti reazioni psicologiche che ciascun ballerino ha di fronte all’infortunio; le problematiche che possono presentarsi in seguito a un ricovero per infortunio.

Le probabilità di infortunio tendono a crescere con l’aumento del livello di stress nella vita quotidiana (ad esempio: cambio di residenza, problemi familiari, fine di una relazione amorosa) o del livello di stress provocato dall’ambiente nella danza (cattivi rapporti con insegnanti, coreografi, colleghi, preoccupazioni per spettacoli o esami), perché possono verificarsi fenomeni di irrigidimento e tensione muscolare, riducendo così la coordinazione e la flessibilità motoria, ma anche il livello di attenzione e di concentrazione. – spiega Anastasia Sardo – Molti studiosi, quindi, hanno attribuito a tutto ciò le maggiori responsabilità dell’infortunio, mettendo in evidenza inoltre come gli eventi della vita influiscano sul rischio di infortuni. Se gli eventi stressanti della vita possono influenzare negativamente il rendimento del ballerino con una riduzione dell’attenzione e della concentrazione, provocando un aumento del rischio di infortunio, viceversa il sostegno di amici e familiari – anche in situazioni stressanti – ha sempre effetti psicologici positivi e aiuta il soggetto a superare l’evento negativo.

Molto dipende però anche dalle differenti risposte psicologiche del danzatore alle sfide che la carriera gli pone davanti. Infatti chi sa affrontare la competizione o le difficoltà in modo positivo, mantenendo la concentrazione sul proprio obiettivo vive uno stress positivo, detto eustress, ed è a minor rischio di incidenti rispetto a chi le affronta con paura, scarsa concentrazione o considera l’evento come minaccioso che, essendo vittima di uno stress negativo, detto distress, è ha un maggior rischio di incidenti.
Anche se non esiste una personalità tipo, sono stati riconosciuti a maggior rischio di infortunio quei ballerini che presentano personalità altamente competitive e personalità ansiose.

La reazione individuale è però importante anche dopo che un infortunio si è verificato e può variare a seconda della gravità dello stesso, potendo portare alla perdita di autostima anche in danzatori considerati da tutti forti e capaci.
Per questi danzatori – dice la psicologa – la forzata pausa dovuta all’infortunio, ma ancor di più l’impossibilità di mantenere il livello della propria identità professionale può causare ansia, confusione, depressione, portandolo a un ritorno all’attività prima di aver completato la totale riabilitazione fisica compromettendo così la sua completa guarigione.

CHE FARE. Per agevolare e migliorare il recupero dell’infortunato nella terapia riabilitativa psicologica, gli studiosi hanno identificato alcune strategie mentali particolarmente efficaci per cui il ballerino dovrebbe cercare di:accettare la condizione di infortunato, in quanto la negazione di questo può provocare danni e problematiche maggiori; diminuire il livello di stress legato al trattamento clinico; cercare sostegno nell’ambito familiare e delle amicizie; mantenere un equilibrio emozionale, pensando alle proprie capacità e abilità nel recupero riabilitativo, focalizzando la propria attenzione sul presente e non sul passato; accettare i tempi di recupero riabilitativo senza usare forzature con irrealizzabili progetti che producono effetti negativi; pensare all’attività futura, superando la frustrazione dell’inattività; cercare le migliori possibilità di recupero, vivendo in modo positivo i propri sforzi; nel caso in cui il totale recupero non fosse possibile, modificare il proprio tenore di vita pensando a ciò che si può fare e non a ciò che non si può fare: rimpiangere il passato può portare alla depressione.

Il ballerino – scrive, infine, Anastasia Sardo – deve avere la capacità, attraverso il mantenimento del suo equilibrio e il suo controllo emozionale, di affrontare e superare con coraggio ogni circostanza sfavorevole e pur nella complessità del suo esser artista, atleta, uomo, deve scoprire la totalità della persona, lavorando con lucidità, sulla volontà e sulla conoscenza e soprattutto sull’accettazione di sé.

Dell’importanza e delle difficoltà per un ballerino di mantenere il proprio equilibrio psicofisico ci ha parlato anche Giuseppe Curatolo, la giovane speranza di Academy costretta a lasciare la trasmissione proprio a causa di un infortunio che, per sua stessa ammissione, “potrebbe essere dovuto all’incapacità di frenare gli entusiasmi e dosare bene lo sforzo all’inizio di un nuovo percorso professionale“.

Ndb. Penso che se un ballerino venisse da me per cercare di risolvere un problema di dosaggio delle forze, da psicoterapeuta ericksoniano lo porterei in un viaggio ipnotico attraverso la luce. Perché ci sono tanti modi di illuminarsi e illuminare.

Un fuoco d’artificio, ed esempio, è bello, spettacolare, … ma dura un attimo… poi scompare e non lascia traccia di sé, se non nella mancanza, nel senso di vuoto e perdita che è sempre … angoscioso.

La più tranquilla luce di una candela, invece, … zitta zitta, … quasi danzando, risplende, scalda, permettere di vedere le cose, di leggere e … quando è il momento giusto… accende fuochi più grandi, belli e spettacolari.

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