Pechino 2008: una musica che non piace più

Vado o non vado a Pechino? Boicotto o non boicotto le olimpiadi? È il tormentone dell'anno e ormai francamente non se ne può più.

Le olimpiadi di Pechino stanno facendo discutere da quando sono state assegnate, e ormai parliamo di anni. Nessuno vedeva il senso di far svolgere lì le Olimpiadi, evento principalmente sportivo, ma dall'alto valore morale e civile, capace addirittura "di fermare le guerre".

La Cina sperava in questa opportunità per crescere ancora, ma se ragioni economiche la spingono a volere con tutta se stessa l'ingresso in massa di stranieri entro i suoi confini, ragioni politiche la spingono ad averne paura. Nella loro rigidità secolare vogliono che sia tutto perfetto non sapendo, forse, che la perfezione non è di questo mondo: hanno cercato di nascondere i problemi interni anziché risolverli ma gli sono esplosi in mano, e il mondo ne sta approfittando per riaprire vecchie e nuove diatribe con un Paese semi-sconosciuto che nessuno ha davvero voglia di conoscere.
Da qui è partito un tira e molla per cui i cinesi si sentono attaccati a priori e si irrigidiscono ancora più di quello che imporrebbe la loro cultura, e il resto del mondo che oscilla tra il chiedere ad atleti e rappresentanti dei vari governi di boicottare questa edizione dei Giochi, per le continue violazione dei diritti umani da parte della Cina e la paura di causare più danni così che partecipando e basta.

Più che un'olimpiade sembra una guerra di nervi: "Cina contro resto del mondo" e nessuno dei contendenti sembra disposto a cedere, o quantomeno, a guardare in casa propria prima di andare a giudicare, ma soprattutto condannare, gli altri.
Noi italiani poi sembriamo avercela a morte con la Cina, ma le ragioni mi sa che non sono né sportive né umanitarie: riteniamo i cinesi i principali responsabili dei nostri problemi economici, della crisi della manodopera nostrana e del prodotto "made in Italy" in generale.  

Ma siamo proprio sicuri che in fatto di diritti fondamentali dell'uomo, tutti gli altri Paesi compreso il nostro, non abbiano proprio nulla da farsi perdonare?
E se qualcuno ce lo dicesse chiaro in faccia quanto strada dobbiamo ancora tutti quanti? Anzi, se qualcuno ce lo mettesse in musica, cambierebbe la solfa di cui parlavo all'inizio?

Io credo di sì, ma bisogna imparare ad ascoltare e a leggere tra le righe anche dove si pensa non ci sia nulla di importante per noi. Le occasioni non mancano: basta saperle e volerle cogliere, nei libri, nelle riviste e anche nella musica con Pistorius nella veste inedita di cantante e MTv impegnata a favore dello sport come strumento di conquista dei diritti umani negati.

Per questo motivo coi prossimi post vi presenterò alcune delle occasioni per conoscere la Cina senza preconcetti e per iniziare un attento esame di coscienza civile sulle ali della musica.

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