Piccola libreria per aspiranti chimici

Tentare di avvicinarsi alla chimica non è semplice se si parte dal presupposto che tanto “è roba per esperti e nemmeno divertente”. La chimica in realtà, è affascinante. Ed è ovunque, dentro e intorno a noi. Ma per riuscire a vederla bisogna conoscerne almeno le basi che, però, di solito non vengono fornite alle scuole dell’obbligo, o almeno non con questo nome. La chimica come materia compare, infatti, solo alle superiori e addirittura in indirizzi specifici che uno sceglie se ha determinati interessi. Il che contribuisce ad alimentare quell’alone di mistero e negatività che ora le celebrazioni per l’anno della chimica istituito dall’UNESCO e il primo Carnevale della chimica promosso dai blogger scientifici italiani, vogliono tentare di dissipare.
Inauguriamo quindi la nostra serie di contributi alla prima edizione del Carnevale della Chimica ospitato dal blog Chimicare, con l’ABC, cominciando a costruire le fondamenta del nostro sapere chimico a partire da quei mattoncini immortali che sono i libri. Ovviamente non libri qualsiasi o troppo specialistici, adatti giusto a chi la chimica la conosce già bene. Ma libri adatti a chi non ne sa nulla e invece vorrebbe saperne e a chi spera gli si accenda la scintilla della passione.

Partiamo perciò dai bravi divulgatori che si sono distinti proprio per l’interesse mostrato a questo campo del sapere scientifico e che sono gli unici in grado di presentare la chimica sotto una luce nuova, più affascinante, ma in modo chiaro e senza rinunciare alla necessaria correttezza scientifica.
Per la Di Renzo Editore Come pensa un chimico? del vincitore del Premio Nobel per la Chimica nel 1981, Roald Hoffmann. E’ un libro pubblicato nel 2009, piccolo piccolo, ma molto efficace nel presentare la sua originle idea di chimica. In rete ho trovato anche commenti negativi di lettori che contestavano l’eccessiva concentrazione sul pensiero del chimico Hoffmann. Ma d’altra parte l’Autore l’aveva specificato sin nella sinossi: “Sono interessato in primo luogo al modo di pensare del chimico in generale, e non solo a quello dei miei colleghi teorici e vecchi sperimentalisti, perché spesso essi hanno adottato un particolare modo di pensare che per loro funziona perfettamente“, scrive infatti Hoffmann, una vita dedicata non solo alla scienza, ma anche allo studio dell’arte e della letteratura, e che da lungo tempo sta tentando di modificare, con i suoi scritti, l’idea che in genere si ha della chimica, fornendole un’accezione più in sintonia con le nuove esigenze culturali. È vero che precisa di rivolgersi, invece, ad una fascia ben precisa di lettori che per lui sono: “studenti, laureati e giovani assistenti, persone dalle menti aperte, pronte ad adottare nuove modalità di pensiero” e quindi avrebbe dovuto magari specificare “le mie”. D’altra parte il libro è suo e sue sono le “modalità di pensiero”, originate dall’originale esperienza di chimico votato alla scienza ma senza dimenticare la passione per la letteratura e l’arte, quindi se vogliamo non si tratta esattamente di promesse disattese.
Roald Hoffmann, nato a in Polonia nel1937, è chimico teorico presso la Cornell University statunitense. Miracolosamente sfuggito all’Olocausto per via delle sue origini ebraiche, negli States ha studiato alla Columbia University e ad Harvard, dove sotto la direzione di un altro Premio Nobel, William N. Lipscomb, ha sviluppato ed ampliato il cosiddetto Metodo di Hückel esteso. Hoffmann ama definire il proprio campo di ricerca come “chimica teorica applicata”, termine con il quale caratterizza la particolare miscela di calcoli stimolati dalla sperimentazione e dalla costruzione di modelli generalizzati, di strutture per la migliore comprensione dei fenomeni, ovvero i suoi contributi alla chimica. Autore di oltre 500 articoli scientifici, ha insegnato alla comunità scientifica nuove modalità di comprensione della geometria e della reattività delle molecole. Tra i suoi principali interessi, le sostanze organiche ed inorganiche, per le quali ha sviluppato strumenti e metodi computazionali. Ha inoltre enunciato delle regole per spiegare i meccanismi di reazione (regole di Woodward-Hoffmann) ed ha introdotto l’analogia isolobale.
Un altro grande pregio di Hoffmann, è però appunto quello di aver contribuito con la sua attività di scrittore a diffondere un’immagine più positiva e affascinante della chimica tra i non addetti ai lavori. Appassionato di poesia, ha pubblicato numerose raccolte insieme a testi divulgativi per spiegare la chimica al grande pubblico, in particolare ai giovani. Ha inoltre scritto alcune pièce teatrali che affrontano i grandi dilemmi della scienza. Oltre al Nobel, ha ricevuto numerosi riconoscimenti ed è finora l’unico chimico ad aver ricevuto tre premi dell’American Chemical Society in tre diverse branche della chimica. Una curiosità: il suo nome è stato scelto in onore dell’esploratore norvegese Roald Amundsen.

Non è un chimico specialista, ma sicuramente un grande divulgatore scientifico, Oliver Sacks che qui cito per il suo Zio Tungsteno. Ricordi di un’infanzia chimica (Adelphi, 2006) Con questo libro, il suo più personale sino a oggi, Oliver Sacks apre le porte della grande casa edoardiana di Londra in cui viveva un ragazzino timido e introverso con la passione per la chimica: di fronte al multiforme e al caotico, all’incomprensibile e al crudele, la purezza del metallo ha per il piccolo Oliver un valore simbolico, quasi la materializzazione di “idee chiare e distinte” e di un ordine stabile. Il tramite naturale verso questo mondo fantastico è Dave, zio Tungsteno, quello che fabbricava le lampadine. Guidati dai filamenti di luce, seguiamo l’evoluzione di quel ragazzino curioso e appassionato: e sarà come ricapitolare alcune tappe essenziali nella storia della scienza.

A proposito di grandi divulgatori votati, invece, alla chimica, non si può non parlare di Joe Schwarcz, il cui ultimo lavoro è Il genio della bottiglia. La chimica del quotidiano e i suoi segreti (Longanesi, 2010). Un saggio brillante e divertente, in cui l’autore mescola abilmente aneddoti bizzarri sull’applicazione della chimica alla vita di tutti i giorni, per arrivare a una spiegazione chiara delle leggi che governano questa scienza spesso considerata ostica. Gli inchiostri segreti delle spie, il mistero dei gamberetti esplosivi, l’influenza dell’acetone sul corso della storia, gli amori segreti di paludati scienziati del passato, il rapporto segreto tra il colore del gelato e gli insetti… sono solo alcuni dei segreti svelati in queste pagine. I meriti dell’autore sono una naturale facilità a raccontare in modo divertente, una precisa conoscenza della materia, una cultura storica minuziosa, la capacità di prendere un argomento di chimica qualsiasi e trasformalo in un’occasione per una sontuosa lezione di vita e cultura. E a tessere le lodi di questo autore di cui vi invito a guardare anche il resto della bibliografia, è stato tra gli altri anche Roald Hoffmann, secondo cui «la magia di Joe Schwarcz sta nel convincerci che la chimica è divertente e utile».

Dopo Radar, hula hoop e maialini giocherelloni e Come si sbriciola un biscotto?, il professore della McGill University di Montreal ci regala con questo piccolo lavoro per aspiranti chimici un nuovo saggio che spalanca a tutti le porte di un mondo ritenuto complesso e difficilmente comprensibile. Con la sua abilità di divulgatore, ricorrendo a simpatici aneddoti e utilizzando un linguaggio chiaro anche per i lettori non esperti della materia, Schwarcz ci svela i segreti della chimica senza limitarsi all’ambito teorico ma calando le sue spiegazioni nella concretezza della realtà quotidiana: dalla vita domestica alla salute personale, dalle abitudini alimentari alle false credenze e i pregiudizi che influenzano le nostre scelte di ogni giorno. Funzionano davvero i depuratori casalinghi dell’acqua? Quali sono le influenze delle emozioni nella complessa chimica del nostro organismo? Possono davvero essere determinanti per raggiungere la guarigione anche nel caso di malattie definite incurabili? La validità dei rimedi erboristici può essere scientificamente riconosciuta?
Percorrendo queste trecento pagine – si legge nell’accorata recensione di IBS – rimarrete stupiti scoprendo le sorprendenti proprietà di sostanze insospettabili come l’argento, il cioccolato, la margarina, la salsa piccante, la liquirizia. E apprenderete come siano spesso infondati i timori ampiamente diffusi sui componenti chimici normalmente presenti in prodotti di uso quotidiano. Alla luce di rigorose e dettagliate spiegazioni potrete rivalutare dicerie e luoghi comuni, come quelli, ed è solo uno dei tanti esempi, che circolano a proposito dei detersivi sintetici, contenuti in prodotti per l’igiene e la pulizia, dagli shampoo ai detersivi per piatti.
Grazie alla grande padronanza della materia, l’autore ci conduce anche tra i meandri della storia, per seguire il percorso delle scoperte della chimica e le loro influenze, non solo in ambito scientifico, ma anche sociale ed economico. In questo excursus attraverso i secoli i ritratti di importanti personalità come il famoso Lavoiser, il padre della chimica moderna, “l’uomo che perse la testa due volte”, si contendono la scena con personalità ben poco ortodosse. Uno di questi è l’inquietante “dottor Katterfeltro e i suoi insetti nocivi”, un sedicente ciarlatano che, durante il suo spettacolo nella Londra del Settecento, permetteva al pubblico di visionare batteri e microrganismi attraverso un rudimentale microscopio, spacciandoli per i responsabili dell’ultima grande epidemia influenzale. A metà tra i maghi e gli scienziati, anche figure come questa, dalla vita rocambolesca e poco conosciuta, rivivono con tutto il loro carico di fascino ed ambiguità in una narrazione che concilia sapientemente attendibilità scientifica e piacevolezza di lettura.”
   
Se vi siete mai chiesti cos’è la “polvere di simpatia”, o come facciamo a sapere che al giovane faraone Tutankhamon piaceva il vino rosso, o ancora se una dose di cioccolato al giorno faccia bene alla nostra salute il libro di Schwarcz che fa per voi è il recente Benzina per la mente. Tutta la chimica intorno a noi (Dedalo, 2010) In esso l’Autore fornisce tutte le risposte che cercavate, raccontandoci curiosi aneddoti, offrendoci preziosi consigli pratici e mostrandoci quanto sia straordinario il ruolo della chimica nella vita di tutti i giorni, presente e passata. Qualcuno ha detto che la curiosità sta alla scienza come la scintilla alla fiamma: se siete in cerca di nutrimento scientifico per il vostro cervello, questo libro fa al caso vostro.

Parlando di chimica ed emozioni da non perdere è anche Microcristalli macroemozioni di Carlo P. Braga (Springer Verlag, 2010). Un libro che unisce la passione per questa scienza all’arte della fotografia. Anzi, dell’arte della fotografia nell’ultra-piccolo. Molte persone hanno avuto occasione di vedere le forme ed i colori dei cristalli formati dalle rocce cristalline, ma forse pochi sanno che le sostanze chimiche possono formare dei microcristalli, visibili al microscopio, con forme e colori altrettanto belli. In questo volume sono riportate con intento educativo una serie di informazioni di base su come preparare i microcristalli e su come poterli osservare e fotografare al microscopio in varie condizioni (luce polarizzata, campo oscuro ed illuminazione di Rheinberg). L’aspetto più affascinante è però appunto la vasta serie di immagini di microcristalli che viene proposta. Questo libro vuole condividere con il lettore le emozioni visive che nascono da una incredibile fusione di forme, le più disparate ed inusuali, con un arcobaleno di variazioni cromatiche e sfumature inimmaginabili e di impareggiabile bellezza. Perché la fantasia della natura non ha mai fine.
Pier Carlo Braga è professore ordinario di Farmacologia e direttore del Centro di Ricerca in Farmacologia Respiratoria della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Milano. Esperto di microscopia, ne ha esplorato le diverse applicazioni anche nel campo della microscopia elettronica a scansione e della microscopia a forza atomica; colleziona microscopi di ottone dei primi del ‘900 e possiede una collezione di vari tipi di preparati microscopici (alcuni del 1860) con un particolare riguardo verso i microcristalli. Appassionato anche di fotografia ha unito questi due interessi così da mettere in evidenza un insospettato aspetto “artistico” del microscopio, un impareggiabile “passepartout” per incredibili viaggi in mondi paralleli.

Dalla fotografia al cinema il passo è breve, anche se bisogna fare un salto indietro nel tempo e andare a Nove strati di alogenuro d’argento. Breve viaggio nella chimica del cinema di Giovanni Novelli (Belforte Cultura, 2006). Il libro non è nuovissimo e non so darvi molte indicazioni, ma se oltre alla passione per la chimica ne avete una anche per il cinema, questo volume è senz’altro da recuperare.

Chimica e arte, dunque, insieme per un connubio possibile? Certamente sì, e non solo per le arti più tecniche o tecnologiche, come possono esserlo il cinema o la fotografia. Alberto Cavaliere, ex studente di chimica frustrato, prima ha messo in versi i suoi “lamenti” e poi, visto l’effetto illuminante e quasi “terapeutico”, li ha dati alle stampe per accendere barlumi di speranza in altri poveri colleghi alle prese coi primi rudimenti di atomi e reazioni molecolari. Il suo capolavoro H2O Chimica in versi  è stato pubblicato in una nuova edizione per Mursia nel 2010. Il perché del titolo lo spiega, in versi, lui stesso: “H2O famosa formula della sostanza che al mondo trovasi più in abbondanza ossia Chimica in versi in rime distillate per chi a scuola fra atomi ed elementi studiò la chimica con pianti e lamenti“. Da quando Alberto Cavaliere, giovane studente, scrisse questo libro come reazione a una solenne bocciatura all’esame, imparare i fondamenti completi della chimica organica e inorganica, dall’idrogeno ad acidi e basi, è diventato facile e divertente anche per gli studenti più ostinati. Questo libro, che al suo apparire conquistò subito il pubblico, è un classico della letteratura, per studenti ma anche per lettori curiosi che non devono sostenere esami e concorsi: è insieme una lettura fresca e arguta e un prontuario mnemonico completo e impeccabile dal punto di vista scientifico.

Rimaniamo in ambito letterario con Il pellicano e la clessidra. Scritti di chimica letteraria di Maria Ciro (Edizioni dell’Orso,  2002). In questo avvincente libro si sfiora l’alchimia che “nella mente – scrive Gian Paolo Caprettini nella prefazione – mi appare come un’immensa allegoria, un grande progetto figurato, un linguaggio per iniziati ma soprattutto un algoritmo che trasfigura ciò che risulta in ciò che esso nasconde. L’alchimia è un’avventura, una sfida; l’alchimista, a sua volta, da Biancaneve a Casanova, si presenta quasi come un pifferaio che libera la città dai topi, ossia la mente dai pregiudizi…

Dalla letteratura all’arte in senso stretto, ecco Chimica per l’arte di vari autori che Zanichelli ha pubblicato per cercare di dare il minimo di informazioni di chimica necessario a chi ha a cuore il nostro patrimonio artistico. Questo volume guida il lettore, sia egli uno studente o un operatore professionale nel campo dei beni culturali, a seguire il complesso percorso multidisciplinare che, partendo dalla conoscenza di un’opera artistica, conduce a pensarne e meditarne il recupero, a prevedere i futuri pericoli espositivi e ad attenuare i danni del tempo senza però alterarne i segni. Compiere questi passi significa non soltanto saper eseguire misure – di qualità, attendibili, tracciabili – ma anche adattare metodi e strumenti, esplorare itinerari nuovi con la grave responsabilità che deriva dalla manipolazione dei campioni in esame, spesso preziosi. Questo manuale fonde le esperienze di ricerca e di insegnamento all’interno di prestigiose istituzioni con la pratica sul campo degli autori. A ciascuna tipologia di materiali (pittorici, lapidei, metallici, ceramici, vetrosi, cellulosici) è dedicato un capitolo, nel quale si delinea prima un inquadramento storico dell’utilizzo dei materiali per la produzione di artefatti, se ne descrivono quindi le principali caratteristiche chimiche, fisiche e tecnologiche e se ne discutono gli impieghi nelle tecniche per il restauro più recenti.

Sullo stesso tema è anche Chimica e restauro. La scienza dei materiali per l’architettura di Enrico Pedemonte e Gabriella Fornari (Marsilio, 2003). Ordinario di chimica industriale il primo, già docente di chimica analitica, fisica e organica e tecnologia dei materiali il secondo, Enrico Pedemonte e Gabriella Fornari offrono uno strumento per comprendere la chimica applicata al restauro architettonico. La chimica è infatti presente nel restauro sia come metodo per le analisi dei materiali e dei fenomeni di alterazione sia come mezzo di controllo e di decisione negli interventi, nei casi di consolidamento, protezione, pulitura.

Ma l’arte è anche e soprattutto colore e, quindi, ecco un saggio dedicato al tema: Colore. Una biografia. Tra arte storia e chimica, la bellezza e i misteri del mondo del colore di Philip Ball (BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, 2004) in cui l’Autore racconta la storia dei colori, dai pigmenti minerali ai coloranti organici all’artificio dei prodotti della chimica. Grazie alla sua interpretazione del linguaggio cromatico, scopriamo che un particolare pigmento “parla” di sangue e clorofilla, mentre un altro rievoca lo zolfo e il mercurio degli alchimisti; impariamo le ragioni fisico-chimiche per cui il tempo ridipinge le tele; ci rendiamo conto di come spesso sia stata la quantità dei colori sulla tavolozza a limitare la creatività dei pittori, tanto che è possibile collegare la rivoluzione del Rinascimento veneziano alla disponibilità di nuovi pigmenti, e la comparsa dei prodotti chimici applicati all’industria alla nascita dell’Impressionismo.

Ancora sul colore ma in un altro tipo di arte: Il colore dell’aurora. La rivoluzione cromatica della chimica moderna di Luigi Giavini (Nomos Edizioni, 2010) La storia del passaggio dai coloranti tessili naturali a quelli sintetici, indagata a partire dallo studio di alcuni campionari industriali degli anni tra il 1858 e il 1910 – gli anni appunto della svolta epocale nella industria tintoria. Il passaggio ai coloranti sintetici, con la storia della scoperta e della creazione di alcune delle tinte principali il colore dell’aurora appunto – segna la possibilità di una produzione più regolare ed economica dei colori in tutti gli usi tessili, quindi anche nell’abbigliamento, con enormi ripercussioni nel campo della moda e del costume. Il racconto storico di Giavini è accompagnato, come sempre, da una ricchissima carrellata di immagini. Un vero e proprio arcobaleno di colori ricostruisce l’intero spettro cromatico della produzione tessile dell’epoca. Con una prefazione di Ermanno Barni Professore Ordinario di Chimica Organica nell’Università di Torino.

Visto che siamo sul tema, perché non pensare anche ai tre colori che costituiscono l’essenza della nostra bandiera e del nostro essere italiani? Quest’anno si celebra il 150° anniversario dell’Unità d’Italia e molte case editrici hanno già sfornato libri commemorativi. Ce ne è uno anche per la chimica e la sua storia in questo lungo e sofferto secolo e mezzo: da Franco Angeli Reazioni tricolori. Aspetti della chimica italiana nell’età del Risorgimento di Marco Ciardi. Un excursus storico a partire dalla fine del Settecento, quando il Tricolore venne adottato come simbolo della libertà e della nazione italiana. Il 14 marzo 1861 il Tricolore diventò, infatti, la bandiera dell’Italia unita. Nel corso dell’età del Risorgimento i chimici svolsero un ruolo di primo piano nella costruzione dello stato unitario, non soltanto per l’importanza della loro attività di ricerca, ma anche per l’impegno in campo politico ed istituzionale. Oltre a produrre contributi teorici di eccezionale livello e notevoli lavori sperimentali, i chimici italiani furono impegnati in prima linea, dai moti rivoluzionari alle guerre d’Indipendenza. Molti, inoltre, spesso costretti all’esilio per ragioni di natura politica, operarono per un certo periodo all’estero, contribuendo in questo modo a mantenere viva un’importante circolazione delle idee scientifiche e politiche tra l’Italia e le altre nazioni europee. Scienza e politica rappresentarono due aspetti complementari di un più ampio progetto di rinnovamento della cultura italiana, che iniziò concretamente a definirsi durante le celebri Riunioni degli Scienziati Italiani, alle quali i chimici dettero un importante contributo. È significativo, in questa prospettiva, che il 1860 abbia visto contemporaneamente realizzarsi l’Unità d’Italia ed il massimo trionfo della nascente scuola chimica nazionale al Congresso di Karlsruhe, in Germania.

Restiamo in ambito storico ma tornando, infine, all’arte con Il futurismo, la scienza e la chimica di Francesco Cardone (I Libri di Emil, 2010). Cento anni fa, sul quotidiano Le Figaro di Parigi (20 febbraio 1909) veniva pubblicato il Manifesto programmatico del movimento futurista. Gli scritti di Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944) – suo fondatore – sono imbevuti degli elementi contraddittori che esemplificano la passione viscerale verso l’essenza della materia, ovvero l’”anima” del mondo sensibile. Il futurismo infatti, ravvisando in ogni materia il “soffio vitale” che la sostenta, ha contribuito a valorizzare il dualismo tra corpo e spirito, che da sempre ha mantenuto vivo il contrasto tra due dicotomie: religione e fede da una parte e materialismo e scienza dall’altra. Dalla lettura del Manifesto della scienza futurista (1917) emerge l’ineludibile sensibilità-attrazione verso la dimensione materiale che si tradusse nel concepire tutto l’universo alla stregua di una “commistione di elementi diversi” che, nell’apparente e disarmonico caos, danno luogo al massimo dell’armonia vitale. Nel testo vengono presentate alcune delle più rappresentative opere pittoriche e scultoree ove la materia e la sua sostanzialità vennero diversamente espresse secondo le cosiddette linee-forza di cui fu teorizzatore il calabrese Umberto Boccioni (1882-1916).

Allora, ho soddisfatto le vostre aspettative? Spero di sì, intanto, diciamo che per averla appena aperta, la nostra piccola biblioteca della chimica è già piuttosto fornita. E mi sono limitata solo ai testi più recenti o che potevano avere attinenza coi temi trattati di solito in Arte e salute. Confido, tuttavia, di aggiungerle nuovi volumi con le prossime edizioni del Carnevale della chimica. Adesso, però, guardiamo più nel dettaglio il rapporto tra la chimica e la letteratura.

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