di Gianfranco Di Mare
Performance Engineer
L’avevo promesso a Marcello: cominciamo a parlare di scarpe!
Esistono interi filoni di pensiero riguardo alle calzature. Ai due estremi si collocano coloro che ritengono che la scarpa giusta tenga lontano dai guai, e quelli che sono sicuri che proprio l’utilizzo di calzature ci abbia portato… i guai che abbiamo oggi. Esistono anche in tutto il mondo associazioni che raggruppano coloro che sostengono un ritorno ad una maggiore “naturalezza” e che prediligono una vita da… scalzi (in Italia sono i Nati Scalzi).
In questi post concentreremo la nostra attenzione sull’utilizzo di calzature in relazione all’attività sportiva.
L’eroe sportivo dei barefooter è certamente Abebe Bikila, il primo atleta a vincere due maratone olimpiche, che vinse a Roma nel 1960 (qui un’immagine) stabilendo la migliore prestazione di tutti i tempi correndo scalzo, come usava fare a casa sua (Bikila vincerà ancora a Tokio, quattro anni dopo, con l’incredibile tempo di 2h:12’11”. Ancora migliore prestazione mondiale, naturalmente. Questa volta le scarpe le aveva: il governo etiope doveva aver deciso che un personaggio del suo calibro ormai non poteva più andare in giro come un poveraccio. Solo il tedesco Cierpinski riuscirà ad eguagliarlo vincendo a Montreal (1976) e a Mosca (1980). Ma c’è da dire che Bikila, intanto, aveva vinto anche due Campionati del Mondo, nel 1960 e nel 1962. Davvero nessuno fu mai capace di tanto in questa specialità).
Ma torniamo a noi… Come in tutte le questioni umane, anche in questo ambito pare abbiamo il gusto perverso di dividerci in due fazioni opposte: le scarpe fanno bene o male, sempre ed a tutti. Cosa volete farci, siamo ancora piccoli…
Dal prossimo post cercheremo di esprimere, come di consueto, concetti nuovi ed articolati sulla questione. Restate connessi!
Image courtesy piratel.it