di Gianfranco Di Mare
Performance Engineer
Avevo promesso, parlando di muscoli e di attività muscolare, di approfondire il discorso dei muscoli agonisti ed antagonisti.
Ne parlavamo nella prevenzione degli stiramenti muscolari, ma a ben guardare si tratta di un argomento centrale anche nella semplice efficienza atletica e nella preparazione fisica a tutti i livelli.
Cosa indicano i termini agonista ed antagonista?
Solitamente un muscolo ha due estremità, ciascuna collegata ad un osso del nostro scheletro. Quando il muscolo si contrae tende ad accorciarsi e ad avvicinare i due segmenti ossei: così ci muoviamo. Ho scritto tende perché non è detto che la nostra forza sia sufficiente a vincere un’eventuale resitenza. Se, ad esempio, vi mettete tra una colonna ed un muro, e – novelli Sansone – fate forza con le gambe come se voleste far crollare il tempio, molto probabilmente colonna e muro reseranno là dove sono. In questo caso i nostri muscoli si sarebbero contratti senza produrre movimento, cioè senza far avvicinare le ossa cui sono collegati. Abbiamo compiuto una contrazione isometrica: il muscolo ha fatto forza ma la sua lunghezza è restata – più o meno – uguale.
Ad ogni modo, quando un muscolo si contrae viene definito agonista, cioè quello che agisce. In quel frangente, e solo in quello, il muscolo capace di compiere l’azione opposta si chiama antagonista, cioè quello che si oppone a chi compie l’azione.
Comprendere bene il concetto di agonista ed antagonista è molto utile, e ci aiuta anche ad allenarci meglio e ad essere più efficienti. Ci sono, però, un paio di trucchi da capire ed un paio di chiarimenti da dare, perché non sempre un muscolo ha lo stesso antagonista, e quasi sempre he ha più di uno. “Ma allora, quando un antagonista diventa agonista, chi è il suo antagonista?” L’agonista? Macché!
Restate in contatto, ci occupiamo di questo ed altro.
Buon allenamento!
PS:Quello in foto non sono io.
Image courtesy pediatric-orthopedics.com
