Stradivari Betts: clonato il primo violino. Ecco a chi sevirà

Un team di radiologi e maestri liutai è riuscito a riprodurre la copia di un violino vecchio di oltre trecento anni. Tac e tecniche avanzate di fabbricazione computerizzate le loro armi. Lo studio permetterà di salvare gli esemplari autentici.

Ne sono rimasti solo 650 al mondo e anche per questo i violini Stradivari, famosi per l’ineguagliabile qualità del loro suono, vengono considerati da sempre un lusso per pochissimi musicisti esperti. Ma Steven Sirr, un radiologo del FirstLight Medical Systems del Minnesota, violinista dilettante, pensa di aver trovato la soluzione che permetterà a tutti di provare l’ebbrezza di suonare uno dei gioielli del maestro liutaio cremonese. E a uno dei pochi fortunati che ne possiede uno originale di tenerselo il più a lungo possibile.

Lo straordinario risultato ottenuto realizzando il primo “clone” di “Betts“, lo Stradivari del 1704 conservato presso la Biblioteca del Congresso (Usa) è stato presentato alla riunione annuale della Radiological Society of North America, ed è il frutto di un lavoro cominciato da Sirr molti anni fa, quando, per curiosità, eseguì una TAC a un violino.

STRADIVARI E I SUOI GIOIELLI. Antonio Stradivari è considerato il più grande liutaio di tutti i tempi. Nato presumibilmente a Cremona nel 1644, (la data è stata desunta dalle etichette dei suoi strumenti, ma alcune fonti indicano anche il 1649 o il 1650), studiò presso l’illustre liutaio cremonese Nicola Amati. Poi, nel 1680 Stradivari aprì la propria bottega in piazza San Domenico, dove costruì la maggior parte dei suoi strumenti, con l’aiuto in seguito anche dei figli, tra cui Francesco ed Omobono. E l’allievo superò ben presto il maestro. Stradivari cominciò a mostrare, infatti, la sua originalità diversificando la propria produzione da quella dei modelli di Amati: migliorò la curvatura, uniformò lo spessore e l’inclinazione del legno e intensificò il colore della vernice. Sapeva scegliere come pochi altri il legno da usare per i suoi strumenti. Secondo Simone Fernando Sacconi (uno tra i massimi liutai e restauratori del novecento) per la preparazione dei legni Stradivari usava un composto di silicato, potassio e calcio.
Si ritiene che i suoi migliori strumenti furono costruiti tra il 1698 e il 1730, raggiungendo l’apice della manifattura nel quinquennio tra il 1725 – 1730. Dopo il 1730, molti strumenti portano la firma sub disciplina Stradivarii, in quanto probabilmente erano costruiti dai figli sotto la supervisione del padre. Oltre ai violini, Stradivari creò anche arpe, chitarre, viole, violoncelli, bassetti, liuti, tiorbe, viole da gamba di varie taglie, mandole e mandolini, pochette di varie fogge: si stima oltre 1100 strumenti musicali in tutto di cui la metà circa ancora esistente. Ma sono proprio i suoi violini ad essere ricordati di più.
La caratteristica principale dei violini di Stradivari è la potenza (volume) e la corposità del suono soprattutto nell’eseguire i pianissimo. Violini Stradivari sono stati sottoposti a sofisticate tecniche di imaging per comprenderne la struttura fisica dei materiali usati. Comunemente si ritiene che l’altissima qualità di questi strumenti sia da ascrivere alle straordinarie doti artistiche dell’autore, alla scelta del legno e alla miscela di vernici utilizzate.
Alcuni hanno pensato che il “segreto” dei suoi violini potesse essere nella vernice, di cui custodiva la formula nella Bibbia, ma è impossibile che la perfezione dei suoi strumenti derivi solo da questa. E, infatti, è stato provato scientificamente che non è così. Più probabile semmai che a determinare la produzione di un suono così bello sia il legno con cui sono fatti. Stradivari usava per la costruzione dei violini in gran parte legno di abete rosso maschio – da preferire per molti strumenti a corda -, che andava a prendere personalmente in val di Fiemme, in Trentino, per poter scegliere quelli più adatti per la tavola armonica dei suoi violini. La zona è ancora molto famosa per la qualità del legno, tra le migliori al mondo per la produzione di tavole armoniche di strumenti a corda. Ma proprio il fatto che di materia prima ne esista ancora, mentre di Stradivari dal medesimo suono non se ne riesca più a produrre, significa che anche la maestria del liutaio aveva il suo bel peso. I suoi strumenti sono tuttora considerati i migliori strumenti a corda mai creati e gli esemplari perfettamente integri sono stimati a prezzi altissimi e suonati dai migliori esecutori del mondo. Solo un altro liutaio, anch’esso italiano, Giuseppe Guarneri del Gesù, ottenne una reputazione paragonabile a quella di Stradivari fra violinisti e liutai.

DALL’IMMAGINE ALLA COPIA PERFETTA. Già allora il radiologo, che come avrete intuito ha un debole per la musica (e i violini in particolare), comprese l’efficacia di questa indagine nel rilevare i numerosi fattori responsabili del suono dello strumento. “Pensavo che il violino fosse solo un guscio di legno che circonda l’aria“, ha spiegato Sirr: “Ma mi sbagliavo. C’è molta anatomia al suo interno“.

Così, dopo aver condiviso le prime immagini ottenute con John Weddle, un esperto liutaio, ha iniziato a effettuare una lunga serie di scansioni di oltre 100 violini e altri strumenti a corda. Per anni i due hanno studiato la loro conformazione, osservando come molti fattori, tra cui la qualità, la densità e lo spessore del legno, intervengano a definire un determinato suono. Infine, è stato il turno di “Betts“, il prezioso Stradivari di oltre trecento anni. Sul preziosissimo violino sono state eseguite circa 1000 tomografie computerizzate. La TAC è, infatti, un test di imaging non invasivo che non reca danni quindi i dati ottenuti sono stati convertiti in formato digitale e inseriti in una macchina CNC (computer numerical control, un sistema che collega il computer a uno strumento di intaglio ad alta precisione). In questo modo, utilizzando legno di acero e abete, la macchina ha potuto incidere sagome fedelissime alle immagini. Infine, con l’aiuto di John Waddle e di un altro lituaio, Steve Rossow, i pezzi sono stati assemblati e verniciati.

A COSA SERVE. I mastri liutai che ancora esistono (e resistono) possono comunque stare tranquilli: per i suoi creatori, il clone di “Betts“, non serve per togliere loro il lavoro, ma potrebbe rappresentare una straordinaria occasione per tutti quei musicisti che non potranno mai suonare uno dei pregiatissimi originali. Inoltre, per i proprietari di un autentico violino Stradivari, l’indagine tomografica consentirebbe di stabilire con precisione l’identità dello strumento e di analizzarne dettagliatamente eventuali danni o riparazioni. Qui sotto vedete un video realizzato dal gruppo di ricerca che mostra i contorni del violino in colori flou. D’effetto ma secondo me sono più significativi quest’altro video che mostra l’interno che sta sotto al guscio dello strumento e questo che mostra la macchina CNC al lavoro.

Fonte: Radiological Society of North America via Galileonet

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