Teppisti e sincronette assaltano il Teatro alla Scala

Un gruppo di "teppisti della subcultura" e due giovani fanciulle "violano" il simbolo del conservatorismo più puro di Milano ma a crollare è solo il mito del Teatro alla Scala prendono possesso del simbolo più puro e conservatore di Milano, rappresentato dal teatro alla Scala tempio della lirica fermo e impermeabile alle scorrere del tempo.

Dopo aver inaugurato la stagione 2009-2010 con il controverso debutto alla regia di Emma Dante, il teatro più famoso al mondo apre le sue porte a La Fura dels Baus, il gruppo teatrale catalano che da anni colpisce ed emoziona con le sue messe in scena multimediali e trasgressive e alla loro versione del Tannhäuser di Wagner, dimostrando così di voler provare a difendere la sua salda tradizione anche a colpi di contemporaneità.

A far compagnia a La Fura dels Baus e da tramite per questo intento la dolcezza e la grazia di Beatrice Adelizzi e Veronica Bianchini, due ospiti tanto gradite quanto insolite da queste parti visto che si tratta di ben note sincronette il cui habitat naturale è l'acqua e non certo il palco, seppur prestigioso, della Scala.

Spiragli d'innovazione si erano già visti con la scelta di inaugurare la stagione lirica con una versione e ancora di più con l'appena conclusa Da una casa di Morti del compositore ceco Leóš Janáček, a firma del francese Patrice Chéreau, già regista d'opere dalla fine degli anni ‘70, ma forse ancor più noto come autore e attore di film controversi, quali L'Homme Blessé (1983), La regina Margot (1994) e Intimacy (2000), quell'Ultimo tango a Parigi post-ideologico che ha segnato la filmografia dei primi anni Duemila.
Ora, con il wagneriano Tannhäuser in versione "Mehta-Fura", ovvero avvalendosi del sodalizio già ben collaudato tra La Fura dels Baus col direttore d'orchestra indiano Zubin Mehta, si conferma la scelta della regia eccentrica.

Infatti, come ricorda Exibart.com nella sua presentazione dello spettacolo in scena dal 17 marzo al 2 aprile La Fura non è certo nuovo a regie operistiche "alte". Il gruppo nato da quattro fondatori nel 1979 a Barcellona, nella sua carriera ha realizzato spettacoli multimediali spesso provocatori, intendendo come fondamentale l'apporto e l'interazione del pubblico. Ed è proprio attorno a questi elementi d'innovazione che il gruppo ha articolato negli anni un percorso artistico riconoscibile e scandito da un vastissimo numero di progetti e di relativi riconoscimenti, rappresentando probabilmente a tutt'oggi l'esperienza teatrale sperimentale e insieme mainstream più apprezzata da un pubblico eterogeneo, che ha accordato alla Fura quel consenso massmediatico, di critica e di curiosi che è valso loro la collaborazione con brand quali Pepsi e Mercedes, oltre alla cerimonia d'apertura dei giochi Olipici del 1992. La capacità di creare grandi format di spettacoli che possiedono un appeal assolutamente emozionale, denso ma tutt'altro che ermetico, e che al tempo stesso La Fura ha sempre saputo parallelamente intrecciare con la più assoluta multimedialità per la confezione e per la divulgazione di tali progetti.

Per queste ragioni, il gruppo che è nato inizialmente come "teatro urbano" in cerca di un palcoscenico non convenzionale, ha saputo individuare volta per volta spazi e contesti sempre nuovi: basti pensare alle numerose installazioni interattive, agli spettacoli che sfrontatamente coinvolgono il pubblico, alle video proiezioni o alle grandi produzioni che investono campi come il cinema (la pellicola Faust 5.0 del 1998 è un esempio), oltre a diverse incisioni di album, agli eventi creati appositamente per il web, e infine agli "scandali" artatamente costruiti come lo spettacolo XXX (2002) che, insieme ad altre raffinate provocazioni, ha valso loro il neologismo di ‘Subkulturrabauken' (‘teppisti della subcultura') da parte del giornale tedesco Neue Musikzeitung.

Ed è così che il gruppo di Barcellona approda sui palchi dei teatri d'opera lirica, caratterizzando i loro palcoscenici tramite l'utilizzo di oggetti scenici molto particolari, spesso monumentali. Dispositivi che si presentano, nella loro prepotenza visiva, come sculture che tramite molteplici funzioni scandiscono il ritmo della narrazione e insieme hanno la funzione di creare uno shock emotivo nel pubblico, annullando così la distanza tra il pathos della scena e la quarta parete. Spettacoli che spesso impressionano, – scrive ancora Exibart.com – come il recente Le grand Macabre da un'opera di Ligeti, che la Fura ha risolto scenograficamente costruendo un gigantesco corpo umano, a tratti mostruoso, come protagonista centrale della rappresentazione.
È tuttavia difficile immaginare una simile partecipazione degli spettatori tra le paludate mura scaligere. Certamente, però, La Fura saprà stravolgere il libretto di questa grande opera romantica che è il Tannhäuser in una rinnovata messa in scena, decostruita, trasfigurata nei suoi molteplici rimandi simbolici, facendo così esplodere e rimbalzare ogni sfumatura dell'amore: cortese, celeste, virtuoso ma anche, e soprattutto per La Fura, carnale e sensazionale."

Un doppio volto dell'amore che la compagnia spagnola ha voluto rappresentare anche attraverso la grazia e la forza di due atlete di tutto rispetto. Beatrice Adelizzi la campionessa azzurra del nuoto sincronizzato, che a soli 21 anni ha lasciato l'attività agonistica (per dedicarsi allo studio) dopo aver conquistato il bronzo ai mondiali di Roma, debutterà mercoledì sera alla Scala nell'opera Tannhauser di Richard Wagner.
Dopo la storica medaglia conquistata il 4 Gennaio scorso, Beatrice, o meglio, Bea, come l'han sempre chiamata le compagne di Nazionale, aveva inaspettatamente deciso di ritirarsi dalle competizioni perché come disse allora "di medaglie nel sincronizzato non si vive".
Non le si poteva dare torto. È il dramma di tutti gli atleti che si dedicano a uno sport cosiddetto "minore". Ora però la ventunenne di Monza, che frequenta la facoltà di chimica all'università di Milano, si gode la nuova esperienza come un'occasione speciale. "Sono molto felice di questa opportunità a teatro – racconta l'ex azzurra -. Sono più che mai convinta della scelta fatta. Questa esperienza la considero una sorta di ultimo regalo che la mia carriera sportiva mi riserva''.
Nessuna contraddizione in questo ritorno altrettanto inaspettato. Per quanto il teatro sia impegnativo, infatti, non regge il confronto con i ritmi di allenamento quando stava con la nazionale di nuoto sincronizzato. "Prove e spettacoli sono più facili da incastrare con lo studio rispetto al severo programma di allenamenti cui un'atleta dovrebbe sottoporsi".
 
Per ammirarla dal vivo in questa nuova veste rimangono altre due occasioni, il 30 marzo e 2 aprile con le repliche dello spettacolo che vedono Beatrice protagonista di due momenti dell'opera che celebra la contrapposizione tra amore sacro e profano.

Tannhäuser in versione Mehta-Fura
dal 17 marzo al 2 aprile 2010

Teatro Alla Scala
Via Filodrammatici, 2 – 20121 Milano
direttore: Zubin Mehta
regia, scene, costumi, luci: La Fura dels Baus
immagini video: Fran Aleu
scene: Roland Olbeter
costumi: Chu Uroz
Info: www.teatrolascala.org
  0 Post correlati Dolore e passione a teatro con ¡Que Viva Frida! Medici a teatro, tra malori e passioni C’è ma non si vede E uomo fu! La magnifica ossessione di cinema e teatro

Lascia un commento

Open Day Reflessologia e Pranoterapia al Dojo di Milano

Dimagrire con i pesi – A proposito: e la cyclette?

Leggi anche
Contentsads.com