Vanessa Ferrari, un argento per buttarsi alle spalle dolore e polemiche

Vany salva tutti. Con il secondo posto nella finale di specialità al corpo libero degli Europei di Milano prova ad attenuare parte del dolore e della sofferenza degli ultimi mesi, ma soprattutto l'effetto dirompente delle polemiche sulla gestione del suo infortunio lanciate dal suo allenatore Enrico Casella dopo il nono posto nell'all around di venerdì.

L'infortunio di Vanessa Ferrari ormai è diventato un tormento non solo per lei ma per tutti quelli che amano e seguono la ginnastica. Da eroina di questo sport si è trasformata in paziente mediatica da analizzare in tv o sulle riviste di salute e benessere. E anche le sue interviste mirano quasi esclusivamente a sapere dello stato di salute del suo tendine, che in effetti sembra la variabile capace di condizionare non solo la gara, ma l'indispensabile preparazione precedente.

Adesso, ci auguriamo, la svolta. Non che l'argento europeo appena conquistato abbia poteri taumaturgici, ma di sicuro farà bene all'umore di una ragazza che ha resistito ormai troppo tempo a cure e riabilitazioni che necessariamente dovranno continuare anche nei prossimi mesi.

Vediamo quindi in cosa consiste esattamente il problema fisico della nostra atleta, anche perché, come visto nel post precedente dedicato alle tendinopatie, si tratta di un infortunio abbastanza frequente negli sportivi, ma che può interessare chiunque, quindi sapere in cosa consiste, come si cura e soprattutto come si può prevenire può tornare utile a tutti.

L'INFORTUNIO. Vanessa Ferrari ha una tendinopatia e in particolare una degenerazione del tessuto del tendine d'Achille del piede destro e un'infiammazione della borsa articolare che serve ad ammortizzare i movimenti più bruschi delle terminazioni ossee che formano le articolazioni. Purtroppo, per stessa ammissione dell'atleta, nel suo caso si tratta di una predisposizione per questo genere di tendinopatie già presente alla nascita, favorita e aggravata dal tipo di attività sportiva che svolge e probabilmente scatenata dall'infortunio all'altro piede.
"Subito dopo il Mondiale a Stoccarda del 2007 – racconta Ferrariho scoperto di avere una microfrattura all'osso scafoide del piede sinistro, ma poiché era molto piccola si è deciso di non operarla, per evitare di fermarmi proprio nell'anno delle olimpiadi. Per compensare questi dolori, mi sono allenata a lungo sforzando troppo il piede destro e da lì è cominciato il calvario che ha condizionato tutto il 2008, l'anno peggiore della mia carriera, e purtroppo anche questo inizio di 2009".

LA TERAPIA. Al ritorno da Pechino l'atleta è stata sottoposta a trattamenti fisioterapici sotto la supervisione del dottor Volpi, indicato dal Centro federale di Milano e messo sottoaccusa dall'allenatore di Vanessa Enrico Casella in questi giorni. E infatti a partire da metà novembre, vista l'assenza di risultati, Vanessa ha cominciato a curarsi a Brescia, la sua città, dove ha iniziato una terapia a base di massaggi, onde d'urto, tecar terapia (una tecnica che sollecita i meccanismi cellulari e incrementa l'attivazione dei processi riparativi e antiinfiammatori naturali dell'organismo), laser Neodimio-yag e ultrasuoni. "Questo – a dire di Casella – in due mesi l'ha messa in condizione di arrivare agli Europei, seppur non ancora guarita e decisamente non in piena condizione atletica oltreché fisica".
Purtroppo il dolore c'è ancora e influisce sulla parte acrobatica dei suoi esercizi e quindi per tutto quello che ha a che fare con salti e relativi atterraggi, in particolare al corpo libero dove c'è il contatto più continuo col suolo.

Tuttavia, e questo spiega almeno in parte i malumori esplosi in tutta la loro intensità qui a Milano, il dolore, la sofferenza fisica, la delusione riguardo ai risultati sportivi e terapeutici hanno creato molta tensione sia a Vanessa, sia al suo staff e alla famiglia. Con minacce vere o presunte di abbandoni, drastici cambiamenti di squadra e allenatori, ecc.

Insomma il tendine di Achille di Vanessa ha fatto e sta facendo dannare tutti.

Curiosamente, l'espressione "Tallone di Achille" viene usata per indicare il punto debole nascosto di una persona o di un sistema. La dicitura deriva dal mito greco secondo cui l'eroe Achille sarebbe stato immerso, bambino, dalla madre Teti nelle acque fiume Stige, così che divenisse invulnerabile. Ma poiché per immergerlo dovette tenerlo per il tallone, questo rimase l'unica parte vulnerabile dell'eroe. Secondo la versione del mito riportata nell'Eneide di Virgilio, durante la guerra di Troia, Paride, venuto a conoscenza del punto debole di Achille, lo uccise colpendolo al tallone con una freccia.

Nel caso di Vanessa, il tendine d'Achille è diventato un po' anche il tallone d'Achille non solo suo ma di tutta la Federazione di ginnastica italiana. Speriamo che questa medaglia guadagnata nonostante tutto e tutti, plachi gli animi consentendo una valutazione medico-sportiva più serena di questa atleta che merita di arrivare ai prossimi appuntamenti coi Giochi del mediterraneo a Pescara di luglio e Mondiali di Londra a ottobre nelle condizioni adatte per giocarsela alla pari con le altre.

È però interessante notare che nonostante la più colpita da questa vicenda sia Vanessa, lei è anche l'unica che sembra averne tratto un'opportunità per crescere.

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