Giovani "narcisi" crescono, con l'aiutino chimico

La notizia del “declassamento” del narcisismo da parte degli esperti che stanno lavorando per preparare la nuova edizione del DSM (Diagnostic statistical manual), il manuale che definisce i principali problemi psichiatrici, era circolata pochi giorni fa, scatenando un po’ di polemiche e, diciamolo, pure molta ilarità. Il motivo del passaggio da malattia a semplice “tratto” di un problema mentale più grande non sarebbe dovuto, infatti, a una scomparsa della malattia “narcisismo” o a una sua attenuazione. Ma, udite udite, il fatto che, al contrario, è fin troppo diffusa. Così diffusa che a diagnosticarli tutti ci sarebbero più malati che sani ad andare in giro.

Be’ non è una grossa novità: per capire che il mondo è pieno di narcisisti bastava guardarsi in giro. Curioso, invece, che l’eccesso di  diffusione diventi motivo per eliminare una malattia. Certo, la decisione non è ancora stata presa, ma la maggioranza del comitato dell’American psychiatric association che sta studiando il problema è a favore dell’inserimento del narcisismo all’interno di un quadro più ampio, in cui diventerebbe uno di una serie di sintomi: «Un narcisista è qualcuno che ha un irrealistico senso di superiorità, accompagnato da una totale mancanza di empatia – dice John Oldham, uno dei membri della commissione – le compagnie americane sono piene di persone con questo problema».

Nei prossimi mesi dovrebbero partire le prime sperimentazioni della nuova classificazione, in cui il problema viene descritto come un tratto della personalità che può avere diversi gradi di gravità. «La necessità di riclassificazione viene dal fatto che molte persone possono essere narcisiste e comunque vivere tranquillamente in società – sostiene Carl Bell, un altro membro, dell’Università dell’Illinois – questo potrebbe essere tranquillamente considerato come una tendenza della personalità».

Vivere bene mica tanto, perché proprio ieri è uscita un’altra notizia, secondo cui almeno i nostri ventenni sarebbero sempre più narcisi e fragili. Ossessionati dall’aspetto fisico e dall’apparenza, al punto di non uscire di casa per colpa dei brufoli, ma anche da un’ansia di prestazione che li porta spesso a ricorrere a farmaci anti-impotenza e a rinunciare al profilattico, pur di evitare rischi di brutte figure a letto. Così si diffondono in modo allarmante le malattie sessualmente trasmesse, come sifilide e gonorrea.

Insomma, sono talmente tanti che per essere i “più belli di tutti” i narcisi devono sgomitare parecchio e, soprattutto, ricorrere all’aiutino chimico. «Recenti ricerche hanno mostrato come l’uso di sostanze e ‘aiutini chimici’ sia elevato già a 20 anni fra i ragazzi, quando questi medicinali non dovrebbero servire», ha spiegato l’esperta Paola Vinciguerra, psicologa, psicoterapeuta e presidente dell’Eurodap, Associazione europea disturbi da attacchi di panico. «È il segno di un’ansia da prestazione che fa il paio con il narcisismo estremo, l’attenzione spasmodica all’apparenza e all’esteriorità tanto diffusa tra i giovanissimi italiani. Un atteggiamento ‘spia’ di una grande fragilità, che dall’altra parte trova un confronto con rappresentanti femminili molto selettive, dirette e giudicanti».
Così i ragazzi, «che amano presentarsi come giganti, mostrano i loro piedi d’argilla: pur di non fare cattive figure con l’altro sesso le provano tutte, dai farmaci, fino a evitare di indossare il profilattico, operazione che potrebbe compromettere l’erezione». Ma se la virilità è fondamentale, il rischio di malattie sessuali «viene drammaticamente trascurato», ribadisce la psicologa. Un atteggiamento molto rischioso.

Vinciguerra sottolinea come siano in aumento, inoltre, i giovanissimi con ansia, disagio e attacchi di panico legati a un rapporto malato con la propria immagine. «Penso a un paziente di 20 anni – dice – che si chiude in casa e vive come un dramma i propri brufoli. Ma in realtà il problema nasce anni prima: fin da adolescenti i maschi iniziano a puntare molto su una dimensione estetica, sull’apparire – non l’essere – uguali o migliori degli altri. Anche a costo di comportamenti e atteggiamenti estremi o aggressivi. Non a caso – spiega – si sta abbassando l’età di disordini alimentari come anoressia e bulimia, problemi fino a pochi anni fa tipicamente femminili che invece si stanno diffondendo anche tra i maschi».

Cosa fare allora? «E’ fondamentale che i genitori aiutino adolescenti e giovanissimi a trovare nelle proprie diversità un punto di forza», conclude l’esperta.

Sì, ma se gli psichiatri statunitensi hanno ragione, c’è una buona probabilità che anche i genitori di questi ventenni siano dei bei narcisisti, che, proprio perché impegnati a rimirarsi allo specchio, non hanno tempo né sufficiente empatia, per pensare ai problemi dei figli. Forse più che un declassamento del narcisismo da malattia a tratto urgerebbe di più un trattamento a tappeto dei casi.

Fonti: Adnkronos Salute

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