Medici a teatro, tra malori e passioni

A teatro quasi come in ospedale. Filippo Palmenta, medico ospedaliero al S.Eugenio di Roma, riassume così la sua trentennale esperienza a capo del gruppo di camici bianchi che volontariamente prestano la propria opera durante le serate di spettacolo della stagione teatrale romana.
Perché il teatro di prosa sarà pure una “magia” imperdibile, da vivere almeno una volta nella vita, ma nasconde pure qualche insidia per la salute. Piccoli infortuni o malori, in platea come sul palco. E l’inevitabile appello per un medico in sala, perché lo spettacolo, come si sa, deve andare avanti.

Per fortuna, il più delle volte si risolve tutto per il meglio, ma non si tratta certo dei “casi più unici che rari” a cui verrebbe istintivo pensare. “Ogni mese durante la stagione degli spettacoli nella nostra città possono esserci 5-6 interventi banali e 2-3 più seri.” dice Palmenta. E il trend è in crescita: “Solo a Roma, negli ultimi dieci anni, gli interventi dei dottori all’interno dei teatri sono raddoppiati“.

Ovviamente può dipendere dal maggior numero di rappresentazioni e di teatri attivi rispetto al passato e, forse, anche a una maggiore pressione sulle compagnie che, vuoi per la crisi vuoi per la maggiore concorrenza, porta ad andare in scena comunque, anche se non al meglio della condizione fisica. Spesso, infatti, a chiamare il medico presente in sala sono proprio gli attori e le attrici pronte a salire sul palco. “Raucedine, mal di schiena, lombosciatalgie, sono questi – spiega Palmenta – gli imprevisti che possono colpire i protagonisti della pièce. A volte l’attrice giovane eccede nella dieta ed ecco che si verifica un leggero collasso“.

La passione per il teatro può far male, insomma, a chi lo fa. Tuttavia, ad essere coinvolti non sono solo i mattatori del palcoscenico, ma anche il pubblico in sala. “Nella mia esperienza trentennale – racconta ancora il medico – ho assistito il pubblico per piccole ferite, lussazioni, lievi malori, congestioni. Ma sono capitati anche infarti e un decesso“.

Veri e propri interventi, come nella trincea di un pronto soccorso. Un impegno e una responsabilità. Cosa spinge, dunque, questi medici a prestare la loro opera volontariamente?Quello che facciamo ogni sera unisce la passione per il teatro e quella per la professione – afferma Palmenta – cerchiamo di essere presenti in quasi tutte le sale della Capitale con più di 300 posti. Non è previsto da nessun regolamento o legge, è più una consuetudine delle grandi piazze come Roma, Milano o Napoli“.
Nella capitale sono circa 20 i medici che, come Palmenta, coordinano piccole reti di colleghi disponibili a passare una serata a teatro. “Per poter essere presenti nei teatri del centro storico – prosegue – come il Valle, il Quirino e il Brancaccio, quelli di cui mi occupo io, devo coordinare una quarantina di colleghi. Persone che staccano dall’ospedale, dallo studio o dall’università e si mettono a disposizione“. Valigetta al seguito e buona dose di pazienza, perché spesso possono capitare in cartellone spettacoli poco graditi al gusto del medico appassionato.

A ogni inizio di stagione la rete di camici bianchi ricomincia a lavorare nell’anonimato, pronta a intervenire con discrezione, senza bloccare la recita. “Valutiamo la situazione e se il problema è banale procediamo con un veloce intervento – conclude il coordinatore – ma se la situazione è più grave chiamiamo l’ambulanza e assistiamo il paziente durante l’attesa“.

Fonte: Adnkronos Salute
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