Rendere efficaci gli esercizi – II

di Gianfranco Di Mare

Performance Engineer

 

Fate riferimento al post precedente.

Perché, dunque, quando il peso scende nel curl con manubri o bilanciere non si allenano i tricipiti anche se si estende l’avambraccio?

Perché un muscolo intervenga in un movimento deve vincere una resistenza. Proviamo a vederla in questo modo (un esempio un po’ forte, ma efficace): cosa succede se tagliamo il tendine del tricipite (che – lo ricordo – estende l’avambraccio) mentre facciamo un curl? Assolutamente nulla! Come accade per il secchio di un pozzo, il tendine del bicipite (facendola semplice) continuerà a tirare su l’avambraccio quando il secch… pardon, il peso sale, ed a frenarne la discesa mentre il peso scende. Il tendine del tricipite, nella metafora del pozzo, sarebbe come un secondo cavo che, attaccato in fondo al secchio, tendesse a tirarlo verso il basso.

Come si capisce facilmente, la forza eventualmente esercitata da questo secondo cavo sul secchio non ha nulla a che vedere col fatto che il cavo principale tiri su o lasci scendere il secchio più o meno velocemente.

Ma allora – domanderanno certamente i più scaltri tra  i miei quattro lettori – il cavo di sotto… sì, insomma, il tricipite… non può fare proprio nulla?…

Domanda interessante… ne parliamo nel prossimo post! Intanto, se volete saperne di più su muscoli agonisti ed antagonisti, date un’occhata a questo post ed ai precedenti.

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