Rivoluzioni rap

«Sono un rivoluzionario perché sono un milionario che si è fatto da sé in un mondo razzista.»
Jay-Z, rapper di colore

Da Decoded, l’autobiografia in cui il rapper più famoso del mondo, il marito della bella Beyoncé, l’uomo che più di tante primarie ha contribuito alla scalata di Barack Obama, il produttore da 450 milioni di dollari che Forbes incorona tra i Bill Gates e i Warren Buffet, si racconta “decodificando” venti suoi successi.

A partire da quando si chiamava ancora Shawn Carter ed era solo un ragazzino che viveva nella giungla d’asfalto sotto i palazzoni alti parecchi piani di Marcy Houses con tutte le difficoltà che questo ha comportato.

Senza nulla togliere ai meriti che indubbiamente ha per aver evitato la strada più facile e scontata della criminalità, direi che la sua considerazione potrebbe essere anche ridimensionata proprio alla sua maniera: giocando con le parole. Infatti, non credo se ne avrà a male se, pensando agli eroi che cita spesso anche lui, avanzo l’ipotesi che se è riuscito a diventare milionario, forse, è perché la società è un po’ meno razzista grazie a rivoluzionari che si sono fatti da sé in una società decisamente razzista.

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