Run up: una corsa scientifica in cima ai grattacieli

C'è chi scala pareti naturali a mani nude e chi, estremo per estremo, decide di farlo tutto nudo. C'è poi chi in cima alla vetta decide di arrivarci, preferibilmente vestito ma anche nudo, salendo le scale di corsa.

Se vi state chiedendo dov'è l'estremo in questo "sport", è perché di solito usate l'ascensore e non sapete nemmeno perché. I pigroni di città che in metropolitana fanno chilometri pur di trovare una scala mobile che funzioni ormai per principio, probabilmente non ricordano quanto sia faticoso salire una o due rampe di scale a ritmo di marcia, figuriamoci se sanno cosa voglia dire farne decine e decine a passo veloce.

Già perché qui si tratta di fare oltre cento piani in una manciata di minuti, tutti rigorosamente in salita e di corsa. È uno sport che ha pure un nome, Run-up, e per quanto eccentrico, sta prendendo piede su una popolazione piuttosto eterogenea invece dei soliti giovani palestrati, stanchi degli sport per comuni mortali che loro ormai hanno già provato tutti.

A stupire però c'è anche il fatto che i ricercatori interessati a studiare la fisiologia e la biomeccanica di questi sportivi dell'estremo emergenti non sono americani come sarebbe lecito attendersi vista la ricca disponibilità di terreni di gioco e materiale umano, ma – udite! udite! – italiani.
Il corpo degli atleti impegnati in una gara di corsa dal piano terra fino all'ultimo piano di un grattacielo è stato, infatti, studiato per la prima volta da un'equipe di scienziati nostrani, coordinati da Alberto Minetti, del Dipartimento di Fisiologia Umana dell'Università di Milano. Tanto è vero che il gruppo monitorato ha dovuto cimentarsi nella salita del grattacielo Pirelli.

I risultati dello studio sono stati presentati nei giorni scorsi in Francia, al meeting Annuale della Società di Biologia sperimentale che si è tenuto a Marsiglia. Lo studio con altimetri precisissimi ha permesso di calcolare come dosare la corsa per vincere la gara. "Abbiamo sviluppato gli algoritmi per calcolare per ogni atleta come ottenere la prestazione migliore – spiega Minetti – e il segreto per vincere, sta proprio nel dosare le forze in modo da mantenere costante la prestazione senza cali improvvisi di velocità".

I ricercatori hanno studiato il corpo di alcuni atleti con altimetri digitali in grado di misurare 10 volte al secondo l'altitudine dell'atleta e quindi la sua velocità in tempo reale durante tutta la gara. Rielaborando i dati gli esperti hanno creato algoritmi per calcolare i parametri ottimali per superare la gara. "Mentre per molte specialità atletiche è difficile misurare i determinanti meccanici del consumo di energia metabolica – spiega Minetti – per il run-up il calcolo del lavoro meccanico si basa principalmente sul controllo dell'altitudine raggiunta dal soggetto istante per istante. È così possibile stimare il lavoro meccanico totale, ma anche la potenza sviluppata dai muscoli (che sarà tanto maggiore quanto più corto sarà il tempo di percorrenza)".

In futuro i calcoli fatti dai ricercatori potrebbero servire per gli elettrocardiografi da polso o altri strumenti per il monitoraggio in tempo reale del proprio corpo durante una gara, ma anche a far luce sui profili metabolici degli atleti.

"Con la misurazione della velocità ascendente durante la corsa abbiamo notato che alcuni soggetti hanno dovuto improvvisamente ridurre la loro velocità in qualche punto della corsa, che dovrebbe corrispondere al momento in cui il metabolismo anaerobico è stato influenzato negativamente dalla respirazione aerobica. I nostri studi suggeriscono che i migliori atleti sono quelli che non mostrano alcun cambiamento improvviso di velocità e, pertanto, che gli atleti devono saggiamente la loro dose iniziale sforzo al fine di non compromettere il resto della prestazione" dice ancora Minetti.

La ricerca potrebbe avere, inoltre, un potenziale impatto sugli studi dell'invecchiamento.

Record e interesse scientifico. "Sono tanti i grattacieli dove si gareggia, – ricorda Minetti – il One-o-One di Taipei (101 piani), le torri di Kuala Lampur (400 metri per 100 piani); l'Empire State building, storicamente usato per queste gare (320 metri per 86 piani), ma si corre anche al Pirelli di Milano". L'ultima gara vi si è svolta in febbraio con partecipanti, amatori o atleti professionisti, di tutte le età. Ma questa non è una nostra prerogativa e infatti all'Empire State Building gareggiò per ben tre volte anche un italo-americano di 92 anni che riuscì sempre a salire fino in cima.

Uno dei campioni indiscussi del Run-up è il tedesco Thomas Dold, ma ve ne sono davvero tanti che competono, per questo gli scienziati hanno deciso di studiare il loro corpo che si sottopone a uno sforzo davvero inconsueto: una forte pendenza (55%, molto più alta delle pendenze naturali dei sentieri di montagna), la fatica di vincere l'altitudine e naturalmente la velocità di salita, che di solito si aggira intorno a 0,5-0,8 metri al secondo (velocità verticale), tantissimo, considerata la pendenza.

Alcuni dei record sono impressionanti: quello dell'Empire State building è di 573 secondi, ovvero meno di dieci minuti; mentre è poco più di tre minuti l'ascesa del Pirelli.

Fonte: Ansa

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