Arte in crisi e crisi dei valori. Ecco cosa ci salva

Una visione spirituale dell’atto creativo e del lavoro dell’artista nelle parole del critico Ernesto D’Orsi aiuta a capire perché l’arte è oggi in crisi. Leggi tutti i dettagli.

«Penso davvero che la creatività sia un dono di Dio, un autentico miracolo che accade raramente e illumina intensamente i nostri animi facendoci percepire, in un momento solo, la incredibile complessità della realtà e del nostro vivere.»
Ernesto D’Orsi, critico d’arte

E gli artisti sono creature che si distinguono spesso per essere specchio perfetto di questa complessità. Le loro storie sono costellate di frequenti cadute e rinascite, fino all’epilogo tragico oppure alla svolta definitiva.

Esistenze toccate anche pesantemente dal dolore, dalla rinuncia, dagli insuccessi, dal caos dei sentimenti, dalle fughe reali o mentali e da una spiccata incapacità a vivere in modo “normale” le varie esperienze positive e negative che il destino riserva loro. L’amore e persino il successo professionale da molti artisti vengono esperiti in maniera eccessiva, ambigua, talvolta conflittuale. Fino, appunto, alla fuga definitiva verso fantomatiche terre promesse in cui ricominciare, o nel delirio che sfocia nel dramma o, all’opposto, come dice D’Orsi pensando alla storia dell’artista Francesco Visalli, verso «l’illuminazione che muta totalmente la vita forgiando una barriera che divide il prima dal dopo. Mi viene in mente – spiega il critico – la meravigliosa storia di un altro uomo che, improvvisamente, cambiò il suo percorso: mi riferisco a San Paolo, alla sua conversione sulla via di Damasco. Cose straordinarie, fatti ancora più incredibili per noi cosiddetti uomini moderni così impregnati di materialismo, di utilitarismo a basso costo in cui le categorie morali, sentimentali, esistenziali pare non abbiano più ragione d’essere. E la purezza dell’animo ne è la prima vittima. Ecco perché oggi e, soprattutto per questa ragione, l’arte è in piena crisi. Avvicinarsi ad essa, vivere di essa significa avere un’anima pura, significa avere, come un santo, una disponibilità totale alla ‘ricezione’; e quando dico santo non mi riferisco a quelli venerati sugli altari delle chiese, ma a tutti quegli esseri sconosciuti che circolano per il mondo tenendo il loro cuore in una mano

«Fare arte – aggiunge ancora D’Orsi – è un atto di estrema devozione, è la sintesi intellettuale e spirituale di una ricerca esistenziale che agli animi puri che la operano appare, in prima istanza, senza capo né coda.»
Nell’opera della vero artista di talento che il critico individua nei lavori e nelle parole di Francesco Visalli «non c’è ricerca, sperimentazione e mediazioni culturali di ogni ordine e grado: si sorprende lui stesso di ciò che fa, di ciò che gli appare davanti agli occhi. Rimane sbalordito come di fronte ad una terra ignota priva di confini.»
«Quanta sana umiltà e verità! – commenta D’Orsi – Ma se ci soffermassimo ancora un attimo su questo concetto e poi guardassimo un po’ più in là vedremmo che di verità ce ne è un’altra ancora. E cioè – conclude infine – che un artista, anche inconsapevolmente, ha una visione del mondo complessiva dove il passato, il presente e il futuro stanno tra loro in un rapporto stabilmente dialettico. La sua percezione è continua, onnivora e gli influssi culturali che hanno attraversato da parte a parte dotandolo, suo malgrado, di una consapevolezza di cui egli stesso non si rende perfettamente conto: è quella che si chiama sapienza innata. Ed è per questa ragione che individuo nei quadri di Visalli tante eco di maestri lontani e forme e soluzioni cromatiche che hanno fatto la storia della pittura.»

Vi ho riportato questa opinione sull’arte e sul fare arte perché credo che, al di là dell’essere stata scritta in riferimento a un artista in particolare che, tra l’altro, sta vivendo un momento molto positivo dal punto di vista professionale (qui i suoi numerosi appuntamenti prossimi venturi e qui una galleria con le immagini dei suoi lavori), possa adattarsi molto bene a un criterio base per distingue il vero artista di talento da colui che crea pensando più al tornaconto personale e materiale che alla soddisfazione per essere riusciti ad esprimere ciò che si sentiva dentro di sé. Inoltre, benché si tratta di una visione molto spirituale dell’arte, vorrei che la intendeste come ho fatto io, in senso molto libero. La spiritualità in fondo è questo: un fatto molto personale. E credo che questa spiritualità dell’arte possa corrispondere ugualmente bene al credo di ciascuno di noi. Persino a quello del laico.
«Scoprire un artista è la cosa più piacevole che possa capitare ad un critico d’arte.», dice Ernesto D’Orsi. Anche scoprire un critico d’arte, aggiungo io.
Lo scritto completo sul lavoro dell’artista lo trovate qui, ma se vi va di conoscere meglio questo critico potete leggere il suo libro Il corpo astrale dell’arte (2009), pubblicato da Armando Editore.

Nell’immagine in apertura Anima gemella (2010) di cui l’Autore Francesco Visalli scrive: «Incontrarsi, riconoscersi, amarsi, tormentarsi e alla fine finalmente combaciare, come i pezzi di un puzzle che lentamente e miracolosamente riescono a congiungersi in una figura bicefala e speculare. L’amore passionale e l’amore razionale arrivano ad unirsi, al centro, in un terzo e più completo amore eccelso, puro e ardente, in un incastro perfetto e indissolubile». Qui sopra, invece, La valigia (2010) ovvero «L’alternarsi cromatico della vita. Il bianco e il nero della scatola della nostra vita, con dolori, esperienze e gioie, viene improvvisamente circondata dall’esondazione di una nuova esistenza, dipinta di colori vivaci, composta di nuove albe, di nuovo amore, di nuove montagne da scalare, di nuovi cieli e di nuovi orizzonti da inseguire».

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