Mangiare bene, in pratica – II

di Gianfranco Di Mare

Performance Engineer

Certe diete prevedono di mangiare, ad esempio, solo frutta, prosciutto, formaggi e yogurt.

Oggi vorrei soffermarmi sul concetto di “cibo statico” o “staticizzante”.

Spero che vi siate annoiati, cari lettori, di sentirmi ripetere che nel cibo c’è ben più che proteine, grassi, carboidrati, vitamine, sali minerali, oligoelementi e fibra grezza.

Chi mi segue da un po’ sa bene che il mio approccio scientifico non è di tipo naturalistico-olistico. Mi sento quindi libero di affermare che un alimento nutre il corpo in maniera complessa e, per molti versi, analogica.

La freschezza di un alimento conta. Mangiare sempre e solo cibi vecchi e avvizziti, ad esempio, anche a parità di apporto calorico-proteico-vitaminico ecc finisce col non bastarci. Non si tratta di un concetto new age, credetemi: l’elettroforesi delle sieroproteine (una comune analisi clinica) lo indica chiaramente.

Allo stesso modo sconsiglio di mangiare una grande quantità di cibi conservati o stagionati: ci serve la freschezza, la vitalità della cellula viva, o che viva è stata fino a poco tempo fa: non si può passare mesi o anni a mangiare soltanto salumi, formaggi, carne e pesce in scatola, baccalà, alici sotto sale, sottoli e sottaceti, frutta sciroppata e conserve!

Meglio mangiare pesce surgelato che non mangiarne affatto, ma un pesce pescato al mattino è ancora meglio!

Non cuocete troppo i cibi, e non usate una fiamma alta a meno che non stiate saltando o friggendo (o la ricetta non la preveda espressamente): anche se non vi piacciono carni e pesci crudi – attenzione in questo caso che siano freschissimi, e garantiti dal vostro rivenditore di fiducia! – cercate di cuocerli poco: se l’interno di una bistecca ha lo stesso colore e consistenza dell’esterno vi perderete alcune tra le migliori qualità dell’animale, tra cui la sua capacità di ossigenare i nostri tessuti.

Cercate di procurarvi verdura fresca, e di stagione. Meglio se “dal contadino”. Non compratela avvizzita, se potete. Ricordate che verdure e ortaggi sono, dal punto di vista nutrizionale, due famiglie del tutto diverse. La verdura (in senso stretto, quindi) non dovrebbe mai mancare, a pranzo ed a cena. Anche una semplice carota sarà meglio che niente.

La frutta è meno importante, come sanno ormai i miei tre lettori, soprattutto se non è estate e siete sostanzialmente sedentari.

Abbiamo anche parlato di una possibile linea-guida per una frequenza ottimale dei vari cibi. Provate, i risultati non mancheranno.

Infine: variate, variate, variate: questo apporterà una ricchezza nuova a tutte le vostre cellule, e ridurrà tutti i possibili problemi di ipersensibilità, assuefazione, “avvelenamento” (anche se nel tonno c’è un po’ di mercurio di troppo, mangiare venti pesci diversi nel corso del mese riduce comunque il problema; e l’organismo ha più tempo per organizzare una contromisura). Che quel cibo sia o no adatto a voi, ruotarlo con trenta altri lo farà rendere di più.

Provate, ad esempio, a fare una colazione diversa ogni giorno della settimana (se vi servono delle idee… scrivetemi). Non fatevi vincere dalla pigrizia, un’abitudine non è che un’abitudine, e quando la cambiate semplicemente… non c’è più

Una volta provato questo approccio, non vorrete tornare indietro, garantito! La differenza sarà percepibile, e molto piacevole. Un benessere diverso, maggiore forza immunitaria, più entusiasmo e meno stanchezza.

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