di Gianfranco Di Mare
Performance Engineer
Diceva Triluissa che “ogni giorno si svegliano uno furbo ed uno sciocco: se s’incontrano, l’affare è fatto”.
Per essere commerciabile, e per avere successo commerciale, una dieta dimagrante deve rispondere a delle caratteristiche-chiave:
Deve mostrare un qualche effetto già nelle prime settimane Deve mostrare di basarsi su un approccio scientifico Deve promettere di migliorare non solo l’aspetto di chi la applica ma anche la sua salute
Esistono svariate diecine di approcci commerciali differenti alle diete dimagranti. Ciononostante, e malgrado il fatto che il numero delle persone in sovrappeso nell’emisfero occidentale del mondo sia in forte aumento, nessuna filosofia dimagrante è riuscita a prevalere sulle altre, né c’è n’è una che sia stata riconosciuta “funzionante” e soddisfacente per una percentuale significativa di persone.
Le diete dimagranti commerciali funzionano, dal punto di vista del marketing, come i prodotti cosmetici: hanno un ciclo di vita molto breve, durante il quale cercano di attrarre più utenti possibile. Il loro successo si basa molto sul turnover, sul ricambio degli utenti, o sulla ciclicità dell’utenza.
La maggior parte delle persone che seguono una dieta lo fanno per poche settimane (poi si stufano), ma se vedono risultati in quei giorni è facile tornino alla dieta di tanto in tanto. Nonostante questo aspetto possa sembrare positivo, c’è da tener presente che una dieta cui “si ritorna” ha sostanzialmente fallito il suo fine. Come abbiamo visto ieri, è molto facile perdere molto peso (in acqua) inizialmente, se si sopportano un po’ di sacrifici: questo da’ la falsa impressione che “la dieta funzioni”, perché la bilancia registra un calo. La maggior parte delle persone che desiderano dimagrire è fortemente “dipendente” dal rapporto quotidiano con la bilancia. Naturalmente è difficile seguire a lungo una dieta squilibrata… e l’insieme di queste dinamiche dà spazio al famigerato effetto yo-yo: il peso che sale e scende in continuazione.
